LA RELAZIONE AGCOM

Frequenze, in vista gara per i 26 e 28 Ghz

Il presidente Agcom: “Al bando sta lavorando il ministero Sviluppo”. La porzione di spettro sarà destinata al wireless broadband. Sullo spettro radio serve una “revisione” dei ruoli di Agcom e Mise

Pubblicato il 15 Lug 2014

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Nuova gara frequenze per servizi a banda larga mobile. Sul bando sta lavorando il ministero dello Sviluppo economico che si baserà sul regolamento di Agcom. Lo ha annunciato il presidente dell’authority Marcello Cardani nella sua relazione introduttiva al Rapporto 2014. Le frequenze in ballo sono quelle “altissime”, a 26 e 28 gigahertz.

Ma novità sono in vista anche per la fascia dei 3.600 – 3.800 megahertz, spesso invocata da più fronti e attualmente utilizzata in parte per alcuni ponti radio di RaiWay, Telecom Italia e ministero della Difesa. Secondo la Decisione 243/2012/EU avrebbe dovuto essere disponibile già dal 31 dicembre 2012. L’Agcom sta studiando il dossier, mediante il coinvolgimento degli operatori del settore in una prima consultazione pubblica che ha evidenziato “una domanda ancora embrionale e tecnologie in via di standardizzazione”. Frequenze dunque ancora immature per un intervento, anche se “a distanza di un anno – dice Cardani -, i relativi sviluppi appaiono più maturi ed il mercato mostra nuove dinamiche che richiedono di essere opportunamente prese in considerazione.

L’attività di riordino dello spettro radioelettrico avviata lo scorso anno è proseguita, dice Cardani, con l’approvazione del nuovo Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze per la radiodiffusione televisiva, che, da un lato, ha recepito quanto previsto dal regolamento di gara in tema di frequenze messe all’asta e, dall’altro, ha affrontato annose problematiche legate alla razionalizzazione delle frequenze assegnate al servizio pubblico e alla risoluzione di problemi interferenziali con i Paesi confinanti.

Quest’ultima attività ha visto l’Autorità fortemente impegnata, anche alla luce delle innumerevoli segnalazioni ricevute dai Paesi esteri e delle richieste di intervento pervenute dalla Commissione Europea e dall’ITU. L’attività di riordino delle frequenze sta proseguendo in stretta collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico anche al fine della risoluzione dei problemi interferenziali. Occorre precisare che in questa, come per molte altre materie, le funzioni assegnate dalla normativa vigente all’Autorità e al Ministero si intrecciano in una complessa matrice di relazioni – spesso non facilmente coordinabili e che richiederebbero una definitiva e sistematica revisione. Mi auguro che anche di questo aspetto si possa tener conto nell’ambito delle riforme annunciate.

“Accogliamo favorevolmente l’apertura da parte del presidente Cardani nei confronti di una porzione di spettro di fatto attualmente inutilizzata”. E’ il commento di Luca Spada, amministratore delegato dell’internet service provider italiano Ngi, commentando gli obiettivi dell’agenda digitale e gli strumenti per raggiungerli, al centro della Relazione Annuale 2014 dell’Agcom nella quale il presidente Cardani ha sottolineato come ulteriore misura per una completa copertura del territorio nazionale con collegamenti a banda larga e ultralarga, l’esame delle condizioni di impiego della banda 3.6-3.8 gigahertz.

“Come già stabilito dall’Europa, per l’Italia – afferma Spada – è arrivato il momento di rendere disponibili e impiegare in maniera ottimale le frequenze 3.6-3.8 gigahertz necessarie per consentire anche lo sviluppo del wireless fisso, un’alternativa tecnologica fino ad ora non sufficientemente valorizzata”. Questa alternativa, però, conclude l’Ad di Ngi, “potrebbe contribuire in modo significativo all’abbattimento del divario digitale, così come sta già facendo Ngi che si è vista aggiudicare i bandi Infratel in Liguria, Umbria, Marche ed Emilia Romagna e che, con la disponibilità di tali frequenze, potrebbe intensificare la copertura in questi territori”.

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