Il Governo compie un altro passo nella razionalizzazione dello spettro e la liberazione delle frequenze interferenti con l’estero. E’ stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto interministeriale che disciplina la liberazione volontaria delle frequenze che creano disturbo alle trasmissioni dei paesi confinanti: a disposizione delle emittenti locali che decideranno di “rottamare” le proprie frequenze ci sono in tutto 50 milioni e 825mila euro. Nella strategia dell’esecutivo c’è l’idea di favorire i consorzi tra emittenti, cosicché alcune frequenze possano essere liberate e altre possano essere sfruttate a pieno.
In parallelo il Governo ha messo a punto i nuovi criteri per le graduatorie dei fornitori di contenuti: due misure che insieme rappresentano “un passo decisivo verso la riforma delle tv locali che separa l’attività degli operatori di rete da quella editoriale – afferma in una nota Antonello Giacomelli, sottosegretario al Mise con delega alle Comunicazioni – l’obiettivo è quello di riportare l’Italia nella legalità internazionale iscrivendo finalmente tutte le frequenze a Ginevra, ma anche di dare certezze alle tv locali che vogliono davvero investire e crescere”.
Per le 144 emittenti locali che trasmettono sulle 76 frequenze che l’Italia dovrà liberare e restituire ai paesi confinanti si aprono tre strade: quella di accettare l’indennizzo e chiudere attività, quella di concorrere per l’assegnazione di una frequenza libera non interferente a seguito della nuova pianificazione Agcom, o quella di dare vita a una società consortile insieme ad altre emittenti: in questo caso le società che libereranno le frequenze interferenti avranno diritto all’indennizzo e potranno concorrere all’assegnazione delle frequenze libere insieme ad altre società “alleate”.
Due i beauty contest destinati a viaggiare fianco a fianco una volta liberate le frequenze: quello per gli operatori di rete, e quello per i fornitori di contenuti. Con il primo si assegnerà il diritto d’uso delle frequenze, con il secondo il diritto a poter trasmettere i propri contenuti su quella porzione di spettro. Nulla assicurerà a chi avrà ottenuto l’uso di una frequenza di poterla utilizzare per trasmettere i propri contenuti: l’assegnazione delle frequenze sarà così separata dalla fornitura di contenuti, che per la prima volta dovranno rispondere a precisi requisiti di qualità.
Nel dettaglio, “Il decreto interministeriale disciplina la liberazione volontaria delle frequenze riconosciute a livello internazionale ai Paesi confinanti ma assegnate e utilizzate da operatori di rete televisivi italiani – si legge in una comunicato del Mise – Le graduatorie, una per ogni regione, saranno redatte seguendo un ordine di priorità che privilegerà innanzitutto i soggetti che libereranno le 76 frequenze escluse dalla nuova pianificazione di Agcom, e poi i soggetti che decideranno di liberare altre frequenze attraverso la costituzione di società comuni per una gestione più razionale dello spettro radioelettrico. Sul sito del ministero dello Sviluppo Economico sono spiegate le modalità per presentare la domanda di ‘rottamazione’: eventuali richieste di informazioni e chiarimenti dovranno pervenire al ministero entro il 13 giugno”.
Per permettere la prosecuzione dell’attività alle Tv locali costrette a “traslocare” dalle frequenze interferenti, sono stati individuati due canali, 58 e 60 (nella banda 700 Mhz), che verranno assegnati con bando di gara per un numero di anni in linea con quanto indicato dall’Europa per l’assegnazione della banda 700 Mhz alle Tlc mobili (la data indicata dal piano Lamy è il 2020 con margine dal 2018 al 2022).
“Sempre sul sito del Mise – conclude la nota riferendosi al secondo beauty contest, quello per i fornitori di contenuti – sono da oggi in consultazione le linee guida per la formazione delle graduatorie delle emittenti locali regionali che potranno accedere al trasporto sulle nuove frequenze che Agcom sta pianificando. Le nuove graduatorie saranno formate sulla base dei seguenti tre criteri: la media annua degli ascolti rilevati da Auditel nella singola regione o provincia autonoma; il numero dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato; i costi sostenuti per i giornalisti assunti. Per la presentazione delle domande è previsto un periodo di 30-45 giorni dalla data di pubblicazione del bando”.