L’Ue vuole più poteri nella gestione futura dello spettro radio, e mira a introdurre nuove regole comunitarie che le attribuiscano diritto di veto sulle gare nazionali per l’assegnazione delle frequenze. Una mossa che non farà piacere ai singoli stati che potrebbero considerare eccessiva l’ingerenza di Bruxelles in un settore finora gestito in autonomia. Lo scrive il Wall Street Journal, citando il contenuto della bozza del provvedimento in materia che la Commissione Europea presenterà a settembre, e che finirà nel pacchetto di misure per la costituzione del mercato unico delle tlc.
Da tempo lo spettro radio è fonte di pesanti introiti per i singoli paesi, che in passato hanno incassato fior di miliardi dagli operatori, basti pensare all’Umts e ai 4 miliardi di euro sborsati dalle telco italiane nell’asta Lte del 2011. Lo spettro, inoltre, è una risorsa preziosa anche per un settore strategico come la Difesa.
Nel dettaglio, la bozza del provvedimento della Commissione Europea prevede che Bruxelles possa rivedere i piani nazionali di gara per le frequenze, previa consultazione di due mesi con le Autohrity dei singoli paesi, e in ultima istanza di bloccare l’asta.
L’obiettivo è evitare esborsi eccessivi per l’acquisto delle frequenze, assegnando alle risorse messe a gara un fair price “che rispecchi il valore sociale ed economico dello spettro”, si legge nella bozza. Il prezzo delle frequenze dovrà spingere “gli investimenti in capacità, copertura e qualità dei network e dei servizi”.
Di fatto, le Authority nazionali dovranno sottoporre il piano di gara a Bruxelles. Ci saranno poi due mesi di tempo per considerare il prezzo delle risorse da mettere all’asta, la durata dell’assegnazione ed altre questioni tecniche. Se gli stati membri non dovessero seguire le raccomandazioni dell’Ue, la Commissione avrebbe facoltà di obbligarli a ritirare la gara.
Secondo stime della Gsma, l’Internet mobile è di gran lunga la destinazione d’uso più vantaggiosa per la valorizzazione dello spettro radio. Ad oggi, però, l’internet mobile è mediamente più veloce del 75% negli Usa rispetto all’Ue. Insomma, l’Ue è in ritardo, “lo spettro è un caos in Europa, è stato gestito molto male”, dice Tom Phillips, government affairs officer del Gsma, secondo cui uno dei principali fattori che frenano la valorizzazione dello spettro radio sono i broadcaster televisivi.