LA DELIBERA AGCOM

Frequenze, la Puglia si appella a Renzi: “Non dimezzate le tv locali”

Il Consiglio regionale approva un odg con cui chiede al governo di rivedere la delibera Agcom. Il presidente Introna: “Il provvedimento mette a rischio la democrazia dell’informazione”. Le emittenti pugliesi le più colpite dal piano di rassegnazione

Pubblicato il 14 Ott 2014

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La delibera Agcom che modifica il piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione televisiva in tecnica digitale Dvb-T potrebbe portare alla soppressione di 12 su 18 reti televisive in Puglia al 31 dicembre prossimo. E per scongiurare questo rischio il Consiglio regionale della Puglia ha approvato all’unanimità un ordine del giorno con il quale chiede al presidente del Consiglio dei ministri e al ministro dello Sviluppo Economico di voler considerare una possibile rilettura della delibera Agcom del 23 settembre 2014 che rivede la pianificazione delle reti che usano frequenze, oggetto di interferenze accertate nei confronti degli Stati esteri confinanti.

L’Assemblea legislativa pugliese chiede al Governo di non considerare tassativo il termine di fine anno e di verificare la possibilità di applicazione di moderne ed affidabili strumentazioni tecniche per annullare le interferenze. Il presidente del Consiglio regionale pugliese, Onofrio Introna, ha convocato per lunedì 27 ottobre a Bari un incontro con i parlamentari pugliesi e con l’emittenza privata, per raccogliere le preoccupazioni del settore e verificare i percorsi per evitare la soppressione delle reti televisive.

“La scadenza quanto mai ravvicinata di dicembre – spiega Introna – ci ha indotto a chiedere a Renzi e al ministro dello Sviluppo di non considerare il termine e di trovare intanto soluzioni che non comportino il default dell’informazione televisiva locale, conseguente alla scomparsa di tante antenne. Affronteremo intanto la questione a Bari e faremo quanto possibile e urgente per salvare antenne e lavoratori: se si dovesse applicare la delibera dell’Autorità, che rivede il piano nazionale di assegnazione delle frequenze, si taglierebbero quelle che irradiano interferenze con le televisioni degli Stati comunitari confinanti. Sono tante le nostre emittenti coinvolte dal provvedimento e ancora di più i posti di lavoro a rischio di giornalisti, tecnici e amministrativi”.

“Se si mette in discussione il pluralismo dell’ informazione si crea un deficit di democrazia: sarebbero conseguenze ingiuste di una decisione che – rincara Introna – per quanto giustificata da regole internazionali, va ripresa in esame con grande sensibilità”.

Il 10 ottobre Agcom ha pubblicato la black list dei canali che dovranno essere spenti entro fine anno, al centro di ripetute segnalazioni internazionali perché disturbano le trasmissioni di Paesi confinanti. Spetterà poi al ministero dello Sviluppo stabilire quali sono le emittenti coinvolte nello spegnimento e di conseguenza la distribuzione dei 20 milioni previsti per il risarcimento delle Tv costrette a lasciare la partita.

La delibera (480/14/Cons) rientra però in un gioco più grande: la modifica “del piano nazionale di assegnazione delle frequenze” per la Tv in digitale terrestre di oggi è solo il primo passo verso il completo riordino di tutto lo spettro radio italiano in vista dell’assegnazione della banda 700 Mhz anche alle Tlc: nell’etere dei prossimi anni le frequenze della lista nera non ci dovranno più essere.

Il documento dà il “la” a una serie di grandi manovre che coinvolgeranno, per il momento, le emittenti locali. L’obiettivo è risolvere il nodo “interferenze” causate ai Paesi confinanti dalle trasmissioni di una serie di emittenti a cui erano state assegnate, nel corso di passate legislature, frequenze “abusive”, non previste cioè dalla Conferenza di Ginevra del 2006. Tra le altre, sono risultate disturbate dalle Tv italiane le trasmissioni di Croazia, Svizzera e Francia.

Agcom prevede che vengano liberati 76 multiplex su tutto il territorio nazionale. Il che significa che un numero superiore di emittenti (ogni frequenza può trasportare i programmi di varie Tv) dovranno chiudere o “scambiarsi” di frequenza con altre emittenti.

Stando alla tabella pubblicata la Regione più “virtuosa” è il Piemonte che dovrà liberare un solo canale. La Puglia (insieme alle Marche) la regione più colpita: su soli tre dei 12 canali pugliesi esclusi dalle future pianificazioni si appoggiano infatti 16 emittenti.

Fra i nodi che dovranno essere superati i problemi posti dalle graduatorie regionali: qualcosa potrebbe non tornarw fra i canali “interdetti” e le graduatorie regionali. Molte delle emittenti che trasmettono sui canali incriminati risultano “promossi” dalla graduatoria.

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