Niente Lte sulle frequenze a 700 Mhz: le Tv locali tornano alla carica e chiedono che una quota di etere sia utilizzata per sanare le proprie interferenze. Mentre il bando di gara è ancora bloccato a Bruxelles, l’associazione Aeranti-Corallo boccia il provvedimento dell’Agcom che prevede, come da accordi internazionali, l’attribuzione dei canali 57, 58, 59 e 60 ai servizi mobili Lte entro il 28 novembre 2015.
“Illegittimo escludere dalle Tv i quattro canali – dice Marco Rossignoli coordinatore Aeranti-Corallo -. L’ipotizzata attribuzione di tali canali ai servizi mobili Lte non trova, infatti, alcun riscontro nel piano nazionale di ripartizione delle frequenze o in altre normative nazionali e internazionali. Sul punto, è stato già proposto un ricorso al Tar Lazio”.
Non basta: l’associazione contesta anche l’utilizzazione delle frequenze del dividendo non più destinate alla gara per la risoluzione dei soli conflitti interferenziali delle reti nazionali: “A nostro parere – scrive in una nota – almeno uno di tali tre canali dovrebbe essere utilizzato, in ossequio alla riserva di legge che destina almeno un terzo delle frequenze all’emittenza locale, per risolvere le gravissime problematiche di coordinamento interno che affliggono le reti locali”.
Sulla revisione del piano regolatore delle frequenze è in corso una consultazione promossa dall’Agcom che intende “approfittare” della gara (andranno in vendita solo le frequenze nella fascia bassa dello spettro e sarà riservata esclusivamente alle emittenti tv) per rimettere “ordine” nello spettro. Già a partire dal 2016 le frequenze nella banda 700 Mhz dovrebbero essere riservate alle Tlc mobili, in linea con quanto chiede l’Europa.
La gara, del resto, servirà soprattutto a chiudere la procedura d’infrazione che grava sull’etere italiano più che a far incassare lo Stato italiano. Tanto più che il valore delle frequenze in vendita risente delle mancate operazioni di coordinamento internazionale con i paesi confinanti (da Malta alla Francia) che lamentano di ricevere programmi italiani: questo perché le assegnazioni sono state fatte ignorando gli accordi internazionali. In particolare la Croazia che ha appena fatto il suo ingresso nell’Unione europea, potrebbe chiedere la procedura d’infrazione.