“La tecnologia non può aspettare 10 anni”. Lo dice Roberto Viola, Direttore Generale della DG Connect, nel corso di uno high level dialogue on spectrum related issue che si è tenuto ieri a Bruxelles. Nel corso del dibattito, cui hanno partecipato componenti della Commissione Ue accanto a rappresentanti delle telco e dei broadcaster europei, sono emerse criticità sollevate dalla proposta della Commissione Ue per il riassetto delle frequenze.
In particolare le parole del direttore generale Viola arrivano in risposta all’appello di Gina Nieri, che siede nel cda di Mediaset: “La proposta della Commissione europea – ha detto la manager – è un favore alle telecomunicazioni e incarna i nostri peggiori timori”. Secondo Nieri all’interno del documento che scandisce i tempi delle nuove destinazioni d’uso della banda 700 Mhz e sub 700 “non si parla di quella flessibilità su cui invece si basava il rapporto Lamy che era stato accolto da Ginevra”. Secondo il Lamy, spiega la Nieri, fino al 2030 non sarebbero state previste modifiche “nella destinazione d’uso della sub 700”.
Ma per il Direttore Generale della DG Connect, appunto, “la tecnologia non aspetterà 10 anni”. Secondo Viola “stiamo assistendo a un piccolo paradosso: i principali beneficiari della proposta sono i broadcaster. Questo perché avranno la possibilità di effettuare legittimamente broadcasting utilizzando la tecnologia Lte. Ma invece protestano perché vogliono aspettare ancora 10 anni”.
Il cambiamento previsto dalla proposta europea lascia Mediaset , dice Gina Nieri, “totalmente impreparati”. “Non capiamo cosa abbia portato la Commissione a cambiare le carte in tavola – dice ancora Nieri -. Se per quanto riguarda la gestione della banda 700 Mhz si auspica un’armonizzazione per tutti gli Stati, non capisco perché per la gestione della banda sub 700 Mhz si punti a un approccio “flessibile” in nome del quale ogni Paese potrà decidere per proprio conto”.
Le obiezioni di Mediaset vengono respinte anche da Gunnar Hökmark (Parlamento Ue): “So bene che l’Italia è più dipendente della maggior parte dei Paesi europei dal digitale terrestre. Ma penso anche che il benessere dell’Italia, come del resto quello di altre economie, dipende da quanto riuscirà a mantenere alto il proprio livello di competitività. Il fatto che il problema sia grande non è però un buon motivo per aspettare a risoverlo. Penso che prima risolviate, meglio è. Anche se sappiamo quanto sia complicato”.