EX BEAUTY CONTEST

Frequenze, regole di gara sotto la lente di Bruxelles

La Commissione Ue alla Concorrenza in attesa della “versione definitiva” del disciplinare approvato ieri dal Consiglio Agcom. Ma l’authority rassicura: “Tutto a posto”. Maurizio Dècina: “Acceleratore sul refarming 700 Mhz”

Pubblicato il 12 Apr 2013

agcom-120321114237

Le regole per l’asta frequenze appena votate dal Consiglio Agcom sono in attesa del via libera definitivo della Commissione Ue alla Concorrenza. In ballo due ordini di questioni: la capacità di copertura del terzo lotto messo a gara, tema però già affrontato da tempo e ampiamente risolto con il nuovo “impacchettamento”. E i termini che perimetrano l’apertura del mercato, tema per il quale l’Italia era incorsa nella procedura d’infrazione per la legge Gasparri. “Le nuove regole – scrive il portavoce del Commissario Almunia – saranno esaminate attentamente per verificare se sono in grado di porre rimedio alle violazioni delle norme Ue che hanno portato all’apertura della procedura d’infrazione”.Ma da Agcom fanno sapere che è tutto a posto. Si pensa dunque che il testo definitivo, pubblicato oggi sul sito dell’Autorità (Allegato A e Allegato 1) non subirà “correzioni” dall’Europa.

Intanto si delineano in modo più preciso i confini del processo che verrà avviato dalla gara. “Questa operazione – ha detto oggi il commissario dell’Agcom Maurizio Dècina al Corriere delle Comunicazioni – consentirà l’ingresso a tre nuovi operatori nel mercato televisivo nazionale, che passerà da 19 a 22 emittenti”. Ma non basta: “Consente di accelerare il refarming della banda 700 Mhz, riservando altri 30 Mhz alla banda larga mobile, in special modo per il supplemental downlink dell’Lte. E infine, consentirà di bonificare le interferenze tra televisioni locali e nazionali nonché quelle tra reti nazionali e reti straniere. In definitiva, l’operazione sottesa alla gara apre un processo complessivo di valorizzazione dello spettro frequenziale”.

Una valorizzazione dello spettro che sta a cuore al presidente Cardani, il quale spinge sull’acceleratore per la ristrutturazione dei 700 Mhz (canali 57-60): quattro canali da 8 Mhz ciascuno, un “tesoretto” di 30 Mhz che, in prospettiva, certo non prima del 2016, potranno essere messi all’asta per il “supplemental downlink” dell’Lte. E’ questo l’aspetto più innovativo dello schema di gara approvato dall’Agcom, che sul terreno dei 700 Mhz si allinea (anzi anticipa) quanto prescritto dall’Itu, l’Agenzia internazionale di coordinamento dello spettro radio, che l’anno scorso al summit mondiale sullo spettro radio al Wrc di Ginevra, ha fissato al 2015 la data nella quale le frequenze della banda 700 Mhz potranno essere utilizzate sia per le trasmissioni televisive che per la banda larga mobile.

Una convivenza tecnicamente complessa e che richiede precise regole di canalizzazione dei segnali per evitare interferenze e fornire ai costruttori di apparati un quadro chiaro di standard condivisi. La scelta dell’Agcom di predisporre una “roadmap” efficiente e trasparente per la liberazione dei canali 57-60 schiera il nostro Paese a supporto della posizione attualmente prevalente in ambito Itu e propugnata dagli Emirati Arabi Uniti e dai paesi del Nord Africa.

Una posizione che massimizza l’allineamento con la canalizzazione della zona Asia-Pacifico e che prevede l’uso dei canali dal 57 al 60 per il “downlink” (dalle antenne ai nostri smartphone). La decisione di ieri favorisce questa strategia, in quanto rende meno difficile la liberazione della banda 57-60 grazie alla disponibilità, su tutto il territorio nazionale, di due canali totalmente liberi (il 55 e il 58) originariamente destinati al “beauty contest”.

Un’analisi tecnica dettagliata di questa soluzione e una descrizione delle questioni fondamentali emerse nel dibattito internazionale relativo al futuro della Banda 700 Mhz era già apparsa sul Corriere delle Comunicazioni che, nello scorso febbraio, aveva pubblicato le tavole di una presentazione del professor Antonio Sassano, fra i massimi esperti di spettro elettormagnetico, (“Radio spectrum resources and their usage Wireless Networks and Convergence”) alla Florence School of Regulation di Fiesole. Un’analisi dello spettro, quella di Sassano, che partendo dal boom del traffico dati legato alla crescente diffusione di smarpthone e tablet e dalla prossimo avvento dell’Lte proponeva già la soluzione del “Supplemental Downlink” tramite liberazione dei canali 57-60 sulle frequenze a 700 Mhz e della banda L per evitare il rischio di “spectrum crunch”.

Il governo non vuole perdere tempo. Il ministro dello sviluppo Corrado Passera fa sapere che sarà il suo dicastero a definire in 30-40 giorni il bando di gara: “Non passeremo la palla” ha detto ai microfoni di RadioAnch’io. “Ci vogliono tecnicamente 30/40 giorni per il bando e il regolamento”. Una risposta indiretta a quanto dichiarato dal presidente Agcom Angelo Marcello Cardani che in un’intervista alla Repubblica sottolineava come “problema” il momento politico: “il ministro Passera, visto il rilievo dell’asta, potrebbe lasciare la pratica al suo successore, al nuovo Governo”. Circa il valore delle frequenze e le voci di 4 milioni annui per ciascuna delle tre reti per i 20 anni della concessione, Cardani ribatte: “non mi sembrano numeri campati in aria”: corrisponderebbero ad una base d’asta di 240 milioni di euro.

Secondo l’ad di Wind, Maximo Ibarra le frequenze Lte che saranno messe all’asta sono “sicuramente appetibili” perché “saranno indispensabili” visto che “la crescita del traffico dati sarà molto intensa”. Ma “bisogna rivedere la regolamentazione perché non si può chiedere agli operatori di investire cifre importanti” sia sulle frequenze sia per lo sviluppo della rete. Il numero uno di Wind ha perciò detto che “non bisogna avere le stesse aspettative” in termini di proventi per lo Stato dall’asta degli “anni precedenti per le freuqneze a 880 Mhz e 2,6 Ghz”.

Pone alcuni dubbi l’ex commissario Agcom Nicola D’Angelo: alla gara – scrive sul Fatto, “si arriva troppo tardi” e “non si capisce se il testo varato da Agcom chiuda o meno la procedura di infrazione che pende sull’Italia in conseguenza della sciagurata legge Gasparri. Il nostro paese continua a rischiare pesanti sanzioni economiche per la violazioni delle norme del Trattato in materia di concorrenza causate dalle nostre regole sul sistema televisivo”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati