Le emittenti locali rischiano di avere poche reti digitali. Lo sottolinea Il Sole 24 Ore, ricordando che a partire dal 30 aprile, salvo una proroga, dovranno essere disattivati i canali su cui trasmettono 144 antenne territoriali che interferiscono con Paesi confinanti, soprattutto sul versante adriatico. Lo switch off è stato previsto nell’ultima legge di stabilità.
A rischiare sono dunque altrettante tv locali che possono o restituire le frequenze e ricevere l’indennizzo oppure continuare a trasmettere, sperando nella proroga che però non sarebbe gradita né alla Ue né agli stati confinanti.
La legge di stabilità prevede un doppio beauty contest: uno per assegnare le frequenze “certificate” da Ginevra e non assegnate alle nazionali; l’altro per fissare la graduatoria degli editori locali i cui contenuti potranno essere trasmessi su tali frequenze. Per la prima volta dunque per le tv locali si distinguerà tra operatori di rete ed editori di contenuti.
L’Agcom ha avviato la consultazione sulla modifica del piano frequenze: nel testo si precisa che le frequenze “italiane” su cui trasmettono le tv locali sono escluse da tale procedure. L’eccezione riguarda i cabali 32 e 42 in Uhf.
Nella pratica – spiega il Sole – un operatore può restare titolare dello spettro senza trasmetterci se la sua tv non sarà in posizione utile nel secondo beauty contest, che sarà rivolto a tutte le emittenti perché sempre su questa graduatoria si assegna anche la posizione sul telecomando.
Alle locali servono mux e frequenze. In canali non assegnati con l’ultima gara devono attendere la chiusura della procedura di infrazione Ue per venire riallocati. Intanto, rispetto alla banda 700, Agcom frema sul canale 60 che è a rischio di interferenza con la banda larga.