Per l’asta delle frequenze televisive “abbiamo presentato al ministero dello Sviluppo Economico un disegno di bando di gara già parecchie settimane fa. Con il periodo della fine del governo Monti e l’insediamento del nuovo governo, il ministero non ha avuto modo di occuparsene, ma ora lo farà. E’ un progetto che ora appartiene in toto al ministero dello Sviluppo Economico”. Lo ha detto oggi il presidente dell’Agcom Angelo Marcello Cardani, a margine del workshop ‘Il diritto d’autore online’, organizzato dall’Autorità alla Camera.
Secondo quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni, Il Mise ha già messo a punto il bando di gara per le frequenze tv, l’ex beauty contest il cui regolamento è stato rivisto e corretto dall’Agcom dopo i rilievi dell’Ue. All’asta andranno tre lotti nazionali in Dvb-t, ma secondo gli addetti ai lavori rischia di andare deserta. Ciononostante il vice ministro allo Sviluppo Economico Antonio Catricalà sarebbe intenzionato a bandirla al più presto.
Ormai da qualche settimana il regolamento della gara è stato girato dall’Agcom al Mise: dall’asta sono escluse a priori Rai, Mediaset e TI Media, in ossequio al tetto massimo di 5 mux nazionali e della promozione dell’ingresso di nuovi entranti fissato dalll’Ue. Potrà partecipare invece Sky, anche se soltanto per l’assegnazione di un solo multiplex.
Le aspettative economiche dei proventi dell’asta sono stati drasticamente abbattuti: dal miliardo di euro pronosticato da Mediobanca se in gara fossero andate le frequenze dell’ex beauty contest si è passati a stime attuali intorno ai 150 milioni di euro.
Ma la gara si deve fare per chiudere la procedura d’infrazione aperta dalla Ue contro l’Italia, per la legge Gasparri e le violazioni delle norme in materia di concorrenza causate dalle nostre regole sul sistema televisivo, che a suo tempo portarono all’esclusione illegittima di Europa 7 dal digitale.
Nei giorni scorsi, è emerso dal resoconto intermedio di Mediaset che l’azienda, esclusa dalla gara, “valuterà se impugnare il regolamento Agcom sull’asta delle frequenze Tv, proseguendo il contenzioso intrapreso contro l’annullamento del beauty contest”. Ma il fatto stesso che Mediaset non abbia già automaticamente depositato un ricorso al Tar sembrerebbe invece avvalorare la tesi secondo cui l’azienda avrebbe perso del tutto interesse per la gara. Gara che secondo lo stesso presidente Fedele Confalonieri andrà deserta e porterà pochi proventi nelle casse dello Stato.
A complicare le cose in vista dell’asta il permanere di problemi di interferenza con i nostri vicini: Malta, Francia, Slovenia e Croazia. Quest’ultima tramite l’Hakom, l’Agcom di Zagabria, ha chiesto ultimamente all’Italia di eliminare in maniera definitiva i disturbi al segnale di ricezione del digitale terrestre in Istria.
All’asta andranno frequenze che compongono tre reti televisive digitali terrestri nazionali con un diritto d’uso ventennale. “Per rispondere all’obiettivo di garantire un maggior grado di concorrenza e pluralismo nella diffusione dei contenuti, come richiesto anche dalla Commissione europea, il provvedimento consente di concorrere per tutti e tre i lotti (L1, L2, L3) ai soli nuovi entranti o piccoli operatori (cioè che detengono un solo multiplex) e per due lotti agli operatori già in possesso di due multiplex – si legge in una nota dell’Agcom – limita ad un solo multiplex la partecipazione degli operatori integrati, attivi su altre piattaforme con una quota di mercato superiore al 50% della tv a pagamento (Sky può partecipare per l’assegnazione di un solo multiplex ndr); esclude dalla partecipazione alla gara gli operatori che detengono tre o più multiplex (come previsto escluse Rai, Mediaset e TI Media ndr)”.
“In un’ottica di gestione efficiente dello spettro e di sviluppo futuro dei servizi destinati all’Lte, è stato deciso di escludere dalla gara le frequenze dei lotti U di durata quinquennale previsti nel primo schema di provvedimento”, precisa la nota.
Parte di quelle frequenze (canali 54, 55 e 58 ndr) è stata destinata a risolvere, provvisoriamente, problemi di interferenze nell’ambito del coordinamento internazionale dello spettro, mentre per la banda a 700 Mhz è stato avviato un percorso di refarming complessivo in vista dell’assegnazione di porzioni di spettro al broadband mobile. L’obiettivo dell’Autorità è quello di fissare una “road map” precisa per il rirodino dello spettro radio, con una serie di passaggi che nei prossimi anni aumenteranno le frequenze destinate all’Lte di qui al 2020, in base alle linee guida dell’Ue. Da qui al 2015 è già stabilito che agli operatori mobili andranno i canali 57-60, cioè 30 MHz, delle frequenze 700 MHz; in più bisogna trovare spazio per la radio digitale.