E’ svolta sulla gestione delle frequenze europee in vista del 5G. L’Europa trova la quadra sulla durata delle licenze per gli operatori e sulla disponibilità di spettro. Ieri Parlamento, Consiglio e Commissione hanno raggiunto un accordo preliminare su molti temi chiave che riguardano la gestione dello spettro radio. Le licenze in mano agli operatori che se le aggiudicheranno avranno validità per 20 anni, assicurando in questo modo una maggiore prevedibilità degli investimenti. Inoltre viene previsto un rafforzamento del coordinamento tra Stati e una supervisione delle procedure per l’assegnazione.
Il tutto fermo restando i precedenti accordi sulle tariffe, l’eliminazione delle interferenze cross border e la facilitazione dello sviluppo di small cell.
“Stiamo gettando le basi per la diffusione del 5G in tutta Europa – ha detto Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione per Digital Single Market. È vitale perché gran parte delle applicazioni future, dai veicoli connesse alle smart city fino alla telemedicina, non potranno partire senza una connettività di prima classe”. Per Mariya Gabriel, Commissario per la the Digital Economy and Society, ha dichiarato:”L’UE è pronta a guidare la distribuzione 5G. Con questo accordo politico, i colegislatori hanno definito la tabella di marcia per il 5G che abbiamo presentato lo scorso ottobre e che aprono la strada alla gigabit society 5G prevista dalla Commissione nel 2025. È giunto il momento di consegnare. Questo può accadere solo se le telecomunicazioni, le industrie verticali e le autorità pubbliche accettano di unire gli sforzi e andare nella stessa direzione.
Nei giorni scorsi il Radio Spectrum Policy Group, nella sua seconda “opinion” sul 5G, aveva richiamato gli Stati all’ordine avvertendo che è prioritaria l’assegnazione di larghi blocchi nella banda 3,4-3,8 Ghz agli operatori mobili entro il 2020. Stesso discorso per la 26 Ghz. Le due fasce di frequenze erano già state identificate alla fine del 2016 come bande pioniere insieme alla banda 700 Mhz, quella occupata interamente, in Italia, dai broadcaster. La dead line per il rilascio di quest’ultima, si ricorda, è il 2020 (l’Italia ha una deroga al 2022).