IL CASO

Dossier Eolo, scarcerato Luca Spada: “Ignobili accuse”

Secondo il Gip non sussistono più le esigenze di custodia. L’Ad, con altri 5 manager, è accusato di illeciti commessi nello sfruttamento di frequenze non ancora assegnate. Il commento dell’operatore: “Decisione che rappresenta un passo verso il riconoscimento della posizione dell’azienda che già due anni fa aveva chiarito la vicenda”

Pubblicato il 04 Dic 2018

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L’inchiesta Eolo si è chiusa a fine 2021 con l’archiviazione di tutte le accuse a carico di Luca Spada. A settembre 2019 la pm Francesca Parola ha ottenuto l’archiviazione per l’accusa di turbata libertà dell’industria e del commercio. A dicembre 2021 il gip Piera Bossi nell’accogliere la richiesta del pm Ciro Caramone, ha fatto cadere anche gli ultimi due capi di imputazione (furto e truffa) contestati all’imprenditore.

L’amministratore delegato di Eolo, Luca Spada, è stato scarcerato per decisione del gip di Busto Arsizio Piera Bossi. Spada, arrestato la scorsa settimana nell’ambito di un’inchiesta su presunti illeciti commessi dalla società nello sfruttare frequenze non ancora assegnate, era ai domiciliari. Secondo il gip, che nei giorni scorsi lo ha incontrato per l’interrogatorio di garanzia, non sussistono più le esigenze di custodia.

Insieme a Spada, con accuse a vario titolo di truffa ai danni dello Stato pluriaggravata, furto di radiofrequenze non autorizzate pluriaggravato e turbata libertà dell’esercizio di un’industria o di un commercio, sono indagati altri cinque manager e la società stessa a seguito di un’inchiesta della Guardia di Finanza di Varese iniziata due anni fa.

Secondo l’accusa la fornitura illegittima di servizi di connessione a Internet veloce tramite tecnologia wireless avrebbe portato nelle casse della società 3,5 milioni di euro, che sono stati sequestrati dai conti correnti dell’azienda dalle fiamme gialle.

A motivare il provvedimento, spiegano gli investigatori, il fatto che “la società, grazie a modem di ultima generazione forniti ai propri abbonati, utilizzava senza autorizzazione una banda di frequenza non assegnata a nessun operatore ed era in grado di offrire una connessione Internet più veloce. Tale comportamento non solo ha arrecato danno allo Stato in assenza del pagamento degli oneri di concessione, ma ha consentito all’azienda di ampliare la propria quota di mercato a discapito della concorrenza che agisce in modo lecito sulle bande consentite”.

Eolo accoglie con favore la revoca della misura di custodia cautelare per l’Amministratore delegato Luca Spada – si legge in una nota della compagnia – Tale decisione rappresenta un passo verso il riconoscimento della posizione dell’azienda e del suo top management, che due anni fa avevano già chiarito la vicenda di fronte alle sedi amministrative competenti. Rispondendo alle domande del Pubblico Ministero venerdì scorso, l’Amministratore delegato ha spiegato che l’azienda ha regolarizzato la propria posizione amministrativa nel 2016 e che le frequenze a cui si faceva riferimento non sono più in uso. Eolo è infatti concentrata da 2 anni nello sviluppo e nell’implementazione della più grande rete Fwa in Italia basata sull’attribuzione ministeriale del diritto d’uso di frequenze a 28 Ghz, per la quale sta investendo oltre 300 milioni di euro. Grazie alla rete Eolo, oggi oltre 1 milione di italiani residenti nei comuni sotto i 20 mila abitanti accede ad una connessione ultra broad band fino a 100 Mega.

Eolo puntualizza inoltre che le recenti vicende “non hanno alcun impatto né sui livelli di servizio alla clientela, né, quindi, sulla solidità finanziaria e patrimoniale dell’azienda, che prosegue con decisione nell’implementazione del piano industriale triennale approvato nel 2017”.

Nel rispetto della riservatezza che il procedimento in corso richiede, l’azienda e i suoi soci “ribadiscono la fiducia sia nei confronti del proprio top management che nelle autorità competenti, certi che venga fatta definitiva chiarezza nell’interesse di tutte le parti coinvolte”, conclude la società.

Il commento di Luca Spada arriva via Facebbok. “Torno uomo libero dopo 1 settimana di privazione della cosa più preziosa che un uomo ha: la libertà personale, sancita e protetta dal tredicesimo articolo della nostra Costituzione della Repubblica Italiana”, scrive il ceo rigettando  “nella maniera più assoluta queste ignobili accuse che ledono la mia dignità personale, la mia reputazione e quella dell’azienda che ho l’orgoglio di aver fondato e gestito”.

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