5G, la partita italiana rischia di complicarsi. Emerge dalla segnalazione al governo firmata Agcom sul processo necessario a spianare la strada al nuovo standard mobile. Nel mirino la riorganizzazione del sistema televisivo disegnata dalla legge di Bilancio 2018: broadcaster grandi e piccoli, nazionali e locali, dovranno infatti “stringersi” lasciando libere le frequenze che a settembre verranno battute all’asta a favore degli operatori di Tlc: incasso previsto 2,5 miliardi.
Un processo avviato dal precedente governo ma già “benedetto” anche dall’attuale che auspica un’accelerazione verso il 5G: “Ottimo il lavoro fatto finora” ha detto il ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio commentando il disciplinare di gara pubblicato nei giorni scorsi in Gazzetta Ufficiale.
Ma secondo l’authority l’architettura prevista in Bilancio presenta criticità. Al punto che non tutto il puzzle potrebbe andare a posto “secondo i termini e i tempi previsti” con ripercussioni “in termini di garanzia dell’offerta e delle condizioni di concorrenza, nonché della continuità della fruizione del servizio da parte degli utenti”. Non solo: lo schema di gioco finora previsto potrebbe aprire a “contenziosi e problemi attuativi”.
Nel mirino due le maggiori criticità segnalate dall’authority al governo parallelamente all’approvazione del nuovo piano frequenze. La prima riguarda la riorganizzazione delle tv locali: l’authority chiede in particolare che venga rivista la norma che riserva un terzo delle frequenze disponibili alle emittenti locali, liberando così ulteriore spazio frequenziale a favore delle maggiori Tv nazionali, e questo alla luce del “nuovo contesto e delle prospettive di mercato”.
La seconda riguarda uno dei principi fondanti della nuova scacchiera di gioco: la “capacità trasmissiva”. Con il passaggio al 5G le frequenze a disposizione degli operatori TV – si parla soprattutto delle frequenze nella banda 700 Mhz – diminuiscono del 30%. Le Tv dovranno “traslocare” in una banda diversa. In compenso le nuove tecnologie di trasmissione – in prima fila lo standard Dvb-T2 – consentiranno di raddoppiare la capacità trasmissiva. Nessun danno dunque, dice la legge di Bilancio: alle emittenti verrà assegnata non più (soltanto) l’”asset” frequenza, ma, appunto, “capacità trasmissiva”: i diritti d’uso delle frequenze dovranno essere convertiti in diritti d’uso della capacità trasmissiva. Ad Agcom la legge affida appunto la definizione dei criteri di calcolo per la conversione. Ma qui l’authority guidata da Marcello Cardani chiede di nuovo il soccorso del legislatore: “Una tale previsione – si legge nel documento – andrebbe resa coerente e maggiormente specificata nella normativa primaria”.
Battuta d’arresto per il viaggio verso il 5G? Toccherà al governo ora sbrogliare la matassa.