Il pasticcio delle tariffe fisso-mobile mette a rischio lo sviluppo delle Tlc. L’analisi la fa Sandro Frova, docente della Bocconi, in un intervento pubblicato su Milano Finanza, evidenziando le conseguenze sul mercato della delibera del novembre 2011 Agcom che prevede che la tariffa di terminazione per gli operatori mobili, sia di 0,98 centesimi dal 1° luglio 2013, ovvero un anno e mezzo prima di quanto previsto nella delibera del maggio 2011.
Per gli operatori mobili – secondo Frova – un’anticipazione nel tempo del valore-obiettivo non può che comprimere i margini e quindi le risorse a disposizioni delle telco mobili con impatti sulla pianificazione delle imprese, compresi quelli sull’Lte per cui si sono avviati investimenti. Investimenti che sono stati pianificati proprio basandosi sulle previsioni di entrata da terminazione.
Per gli operatori fissi l’impatto dovrebbe essere “neutro” dato che ci si potrebbe attendete una traslazione sui prezzi fibali. Ma Frova avverte che così non è: Telecom Italia non ha traslato i prezzi e inoltre ha annunciato un aumento dei prezzi fisso-mobile, incamerando così le risorse liberate. Quindi – sottolinea – le previsioni di una mancata diminuzione dei prezzi per gli utenti finali si è rivelata veritiera.
Sul versante della concorrenza – secondo Frova – il processo di riduzione delle tariffe si è trasformato in uno strumento “surrettizio” di sbilanciamento a favore di Telecom Italia.
Dunque, vista la forte crisi in atto, sarebbe utile riprendere in considerazione il glide path precedentemente individuato da Agcom per evitare buchi negli investimenti delle telco mobili che finora si sono dimostrate quelle più in grado di assicurare concorrenza e innovazione nel settore.