Come armonizzare e ottimizzare l’uso dello spettro in Italia,
dove lo scenario è alquanto ingarbugliato, non solo per il
conflitto fra broadcaster televisivi e telco, ma anche per la
massiccia presenza di frequenze sotto-utilizzate? Questo il non
facile compito del “Gruppo di alta riflessione” coordinato
dalla Fondazione Ugo Bordoni, il think tank di esperti, per
studiare l’utilizzo ottimale delle frequenze nel nostro paese.
Una mission assai complessa, alla luce della fame di banda larga
mobile in crescita esponenziale in vista dell’arrivo dell’Lte e
dell’Internet delle cose. Ne abbiamo parlato con l’ingegner
Mario Frullone, membro del gruppo di alta
riflessione della Fub, presieduto da Enrico Manca e di cui fanno
parte fra gli altri Maurizio Dècina e Antonio Sassano.
Com’è la situazione delle frequenze in
Italia?
In Italia, come dappertutto a livello
internazionale, c’è un enorme bisogno di nuove bande. A livello
internazionale la necessità di banda per applicazioni wireless è
superiore alle bande disponibili. A livello mondiale, negli Usa
come nell’Est, c’è una nuova sensibilità perché le richieste
che arrivano dai collegamenti wireless, fra persone ma anche fra
oggetti, sono tali che per i prossimi anni bisognerà
razionalizzare l’uso dello spettro e rendere disponibili nuove
frequenze.
Come si sta muovendo l’Italia?
La cosa più
importante è avviare una “spectrum review” affidabile. Noi
abbiamo costituito un gruppo di “Alta riflessione sullo
spettro”, un think tank con i massimi esperti in materia,
iniziativa promossa da Roberto Viola, segretario generale
dell’Agcom. Ognuno di noi è esperto di ambiti specifici, però
per ottenere una survey affidabile occorre documentarsi e ricavare
dei numeri.
Ci sono delle bande sotto-utilizzate in
Italia?
Ci sono delle bande che sono nel mirino, si
tratta della banda a 450 MHz della banda L e della banda a 2,3 GHz.
Sono queste bande che richiamano maggiormente la nostra attenzione.
La banda a 450 MHz, usata ad oggi per servizi radiomobili privati,
serve sul territorio nazionale per operare sistemi professionali e
industriali come impianti industriali, portuali, aeroportuali,
interportuali, linee di trasporto pubblico di superficie e metro.
Si tratta di una banda che in altri paesi viene adoperata anche per
telefonia pubblica e probabilmente oggi è sotto-utilizzata. E’
una banda che avrebbe la possibilità di penetrare fino alle
cantine. Su questa banda dei 450 MHz si può pensare di stimolare
qualche passo avanti.
E il Tetra, usato per lo più da militari e per pubblica
sicurezza?
Il Tetra oggi è uno standard un po’
abbandonato a se stesso. Se uno confronta il Tetra con altri
standard, quello che si riesce a fare su altre bande in termini di
trasmissione dati, collegamenti internet e così via, è molto
superiore. Con le attuali canalizzazioni del Tetra, o l’industria
aggiorna lo standard o si spreca la banda. C’è un valore
economico da considerare, quindi o si investe sulla tecnologia o
non è pensabile usare in maniera poco efficiente le frequenze.
Queste bande sono utilizzate da utenti importanti, per
comunicazioni di sicurezza nazionale, ma anche a vantaggio delle
forze dell’ordine, che sono i maggiori utenti del Tetra,
l’industria deve aggiornare uno standard che è rimasto fermo ai
tempi del 2G del Gsm. Ma oggi siamo arrivati al 4G. Anche le forze
dell’ordine potrebbero avvantaggiarsi di standard più avanzati,
sostituendo apparati oggi obsoleti. Questo processo potrebbe essere
favorito da meccanismi che premiano l’efficienza. È ciò che
accade in Gran Bretagna, anche per l’uso della banda da parte dei
militari.
E la banda L, che alcuni definiscono la banda
fantasma?
La banda L a 1500 MHz, pensata anche per il
Dab, è interessante. Un recente studio suggerisce di utilizzare
questa banda per il downlink del mobile e ha stimato in 54 miliardi
di euro in 10 anni i vantaggi per le telco europee per questo tipo
di soluzione. La banda L potrebbe risolvere alcuni problemi legati
all’asimmetria fra le bande in salita e discesa nel mobile.
Frullone (Fub): “Il Tetra arranca, è fermo all’era Gsm”
L’ingegnere, membro del gruppo di alta riflessione della Fondazione Bordoni, alle prese con lo spectrum review
Pubblicato il 04 Lug 2011
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