NUOVE RETI

Ftth Council Europe: “Basta con la confusione fibra-rame, Italia modello a cui ispirarsi”

Inviata una lettera ai ministri delle Tlc dei Paesi Ue. Secondo l’associazione la pubblicità ingannevole sui servizi ultrabroadband rallenta la migrazione verso le connessioni ad alta velocità e a catena frena gli investimenti. Il “bollino” italiano considerato un esempio da seguire

Pubblicato il 03 Dic 2018

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Le pubblicità sulle connessioni Internet ultraveloci in Europa sono spesso fuorvianti e, mentre ingannano i consumatori, ostacolano gli investimenti delle telco e lo sviluppo delle reti in fibra ottica. Le norme adottate in Italia, dove l’Agcom impone di pubblicizzare come fibra solo connessioni Ftth e Fttb, sono un esempio da seguire a livello Ue. E’ quanto si legge nella lettera aperta inviata dagli operatori europei della fibra riuniti nell’Ftth Council Europe ai ministri dell’Unione europea alla vigilia del Consiglio Ue su Trasporti, telecomunicazioni e energia, in agenda a Bruxelles il 4 dicembre.

Sullo sfondo il nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche che i ministri dovranno adottare e che, secondo l’Ftth Council Europe, dovrà tenere conto anche della necessità di contrastare le “ingannevoli pubblicità sulla fibra” che rischiano di minare il fondamentale intento del codice di incentivare gli investimenti nelle reti ad altissima capacità e permettere ai consumatori di fare scelte informate e trasparenti.

Il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche richiede che l’implementazione su scala nazionale consideri quattro specifici obiettivi, tra cui i benefici per i consumatori, la connettività e l’adozione delle reti ultraveloci da parte dei cittadini e delle imprese dell’Unione europea. Tuttavia, si legge nella lettera, “assistiamo a campagne pubblicitarie ‘fake fibre’ in diversi stati-membro”, in cui i termini fibra e velocità da fibra pubblicizzano quelle che sono realtà connessioni su rame. Un consumatore che pensa di avere la fibra non farà il passaggio a una connessione Ftth: gli investimenti ne risultano ostacolati.

“Vendere come fibra connessioni basate su rame, che sono di qualità inferiore, mina la value proposition dela vera fibra e disincentiva l’investimento”, si legge nella lettera degli operatori telecom. “Siamo fermamente convinti che l’uso appropriato del termine fibra nelle pubblicità darebbe ai consumatori i corretti strumenti per scegliere e avrà effetti positivi sull’adozione delle reti ad altissima capacità, il che è vitale per gli investimenti”.

La lettera porta diversi esempi, tra cui un sondaggio condotto in Uk dove il 24% del campione ha detto di avere già una connessione in fibra a casa quando in realtà la fiber-to-the-premises raggiunge solo il 3% delle case britanniche. La differenza col rame c’è e si vede, continua la lettera: un altro sondaggio, condotto  in Svezia, ha evidenziato l’alto livello di soddisfazione dell’utente dell’Ftth rispetto a chi non ha la fibra; il 94% degli intervistati ha risposto che, se la connettività Ftth raggiungerà la zona di residenza, valuterà l’abbonamento a una tecnologia riconosciuta come superiore.

L’Ftth Council afferma che il problema delle pubblicità “fake” sulla fibra è stato rilevato in diversi paesi Ue, ma alcuni membri si sono mossi con efficacia per contrastare il fenomeno e, tra questi, spicca l’Italia, dove “il regolatore esige che il termine fibra sia usato solo per pubblicizzare servizi Fiber to the home (Ftth) o Fiber to the building (Fttb) e chiede agli operatori di usare un linguaggio semplice e comprensibile nella comunicazione con i consumatori”.

La fibra è l’unica tecnologia che renderà possibile la Gigabit society, conclude la lettera, chiedendo con urgenza agli Stati-membro, alle autorità nazionali e al Berec di agire sia singolarmente che insieme per prevenire le pubblicità fuorvianti sulla fibra.

A metà novembre il Parlamento europeo ha dato il via libera al Codice delle comunicazioni elettroniche, un pacchetto di riforme per le tlc avviato dalla Commissione europea nel 2015 e che porta il Vecchio Continente nell’era del 5G. A giugno era stato raggiunto un accordo tra Parlamento, Commissione e Consiglio e a luglio la commissione Itre ha dato il via libera. Dopo il voto del Parlamento e l’ok degli Stati membro, la pubblicazione del documento nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea dovrebbe avvenire entro la fine dell’anno; i paesi avranno due anni per adottare le disposizioni necessarie all’attuazione della direttiva. Tra le molteplici novità introdotte: un tetto massimo per le chiamate all’interno della Ue, lo sviluppo del 5G, il sostegno agli investimenti nella banda larga ultraveloce.

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