Il venture capital e il private equity americano si sposta dalla
Silicon Valley in Europa. Le Internet companies statunitensi più
“calde” del momento, come Facebook, Groupon e Living Social,
costano troppo, mentre l'Europa può offrire opportunità
interessanti e più a portata di mano, come Spotify: il servizio
anglo-svedese di digital jukebox si appresta a ricevere nuovi
finanziamenti, in primis dalla russa Dst, che lo valutano a circa
un miliardo di dollari. Da parte sua Wonga.com, società britannica
dei prestiti online, ha ottenuto a febbraio 73 milioni di sterline
da un gruppo di fondi privati, mentre Amazon ha di recente sborsato
200 milioni di sterline per comprare Lovefilm, altra web company
con sede in Uk per il noleggio di Dvd online, nata e cresciuta
grazie al sostegno del venture capital.
“C’è stato molto movimento nell’ultimo anno, ma a partire
dal quarto trimestre l’attività si è intensificata”, dichiara
oggi al Financial Times Ben Holmes, socio della società di venture
capital Index Ventures.
I dati di Thomson Reuters confermano un netto incremento negli
ultimi sei mesi della quantità di denaro raccolto dalle Internet
companies europee nei loro giri di finanziamento, sia nella fase di
start-up che di sostegno a progetti già in fase avanzata. I
capitalisti di ventura e le aziende del private equity hanno
investito un po' più di 2 miliardi di euro nel settore nei sei
mesi terminati a marzo, contro appena 478 milioni investiti nel
periodo corrispondente dello scorso anno. La raccolta di fondi dal
venture capital da solo nello stesso periodo è stato di 714
milioni di euro, contro i 168 milioni di un anno prima.
I Paesi dove si dirigono i finanziamenti sono quelli che hanno
visto nascere e fiorire le web companies europee più innovative e
promettenti: Uk, Germania, Scandinavia e Russia. Gli investitori
stranieri sono attratti a scommettere sulla Internet economy
europea perché le aziende più importanti e a rapida crescita
negli Usa cominciano a valere troppo. Da noi, invece, si può
ancora tentare qualche buon affare: “Parte del motivo per cui gli
investitori americani guardano all’Europa è che le aziende della
Silicon Valley più in voga hanno valutazioni stratosferiche”,
spiega ancora Holmes. La società di cui è partner, ad esempio,
ovvero la Index, si è di recente unita a due investitori della
Silicon Valley – Greylock Partners e Redpoint Ventures – per
finanziare con 48 milioni di dollari Just-Eat, società di takeaway
online con sede in Gran Bretagna.
Tra i settori che suscitano interesse ci sono i siti web di
acquisti di gruppo, ma anche le aziende che sviluppano applicazioni
di successo per smartphone e tablet: lo scorso mese Rovio,
sviluppatore finlandese autore della popolarissima app Angry Birds,
ha ottenuto 42 milioni di dollari da una serie di investitori, tra
cui il fondo Atomico della Silicon Valley e la londinese Accel
Partners.
Il buon affare, però, non è scontato: Michael Wand, managing
director della Carlyle Technology Partners, avverte che non sempre
un’alta valutazione di una società dell’e-commerce, del social
networking o dei digital media si traduce in ritorni certi. “Non
è detto che fatturato e utili arrivino in proporzione con la
popolarità di una web company”, afferma.