I dati della Consultazione Pubblica Infratel 2015, sugli investimenti in fibra degli operatori al 2018, sono figli della crisi che ha colpito duramente soprattutto le telco italiane ma anche di un clima di incertezza generale, su regole e piani di investimenti pubblici. Una svolta però è possibile e già se ne vedono i primi segni positivi. Per incoraggiarla, bisogna cambiare le regole, spingere su programmi per la domanda di servizi digitale e dissolvere la nebbia dell’incertezza istituzionale, secondo il docente del Politecnico di Milano e amministratore delegato del Cefriel Alfonso Fuggetta.
Fuggetta, come interpreta gli ultimi dati della consultazione Infratel 2015?
Innanzi tutto vorrei premettere che sarebbe necessario analizzare i dati nel dettaglio. I fenomeni sono complessi ed è piuttosto difficile esprimere pareri netti sulla base di informazioni molto sintetiche. Certamente, se guardiamo a quel che è successo negli ultimi anni, direi che due sono i fenomeni che possono aver influito su quanto stiamo vedendo. Primo: il mercato delle telecomunicazioni, in Italia più che altrove, ha subito gli effetti della crisi, con ricavi che non sono cresciuti secondo le aspettative. Secondo: il quadro regolatorio (non solo a livello italiano) e i programmi di investimento pubblico si stanno consolidando, ma hanno offerto e continuano ad offrire elementi di incertezza per grandi aziende che devono pianificare investimenti miliardari.
Quali sviluppi prevede?
Ci sono alcuni segnali positivi. L’economia mostra segni di ripresa e i consumi paiono riprendersi. Sembra che gli italiani siano interessati a connessioni NGN sia sul fisso sia soprattutto sul mobile. È un segnale incoraggiante che dovrebbe essere di sostegno alle decisioni di investimento delle imprese. Aumenta il numero dei servizi che richiedono connessioni sempre più veloci. Emblematico da questo punto di vista lo sbarco in Italia di Netflix (che peraltro non è l’unico attore ad offrire servizi di quel tipo).
E che cosa pensa sia opportuno fare?
È necessario agire su tutti i fronti del mercato. Bisogna rendere sempre più conveniente sviluppare e utilizzare servizi che facciano largo uso di reti ad alta velocità. Ciò significa rivedere e ripensare i meccanismi fiscali e anche specifiche forme di incentivazione relative ai servizi e prodotti digitali. Usare servizi digitali spesso è considerato un lusso e quindi con costi maggiori: dobbiamo fare in modo che costi meno lavorare sulla rete così da favorire e accelerare il passaggio al digitale. Bisogna dare certezza sul medio periodo sia del quadro regolatorio, sia degli investimenti pubblici che vengono messi in campo, sia delle procedure e degli strumenti attraverso i quali tali investimenti verranno immessi sul mercato. Dobbiamo insistere sui programmi di sviluppo delle competenze digitali e sull’uso di queste tecnologie nelle scuole e nei diversi settori della società.