Quella fusione s’ha da fare. Il Dipartimento di Giustizia e la Federal Communications Commission (FCC) hanno presentato una memoria difensiva in tribunale a supporto di T-Mobile e di Sprint che vogliono fondersi. Il terzo e il quarto operatore di telefonia mobile negli Usa da tempo stanno programmando il loro matrimonio, necessario secondo le due aziende per poter competere nel futuro mercato del 5G. Questa manovra però è osteggiata da un gruppo di procure generali degli stati federali, che hanno chiesto a un giudice di bloccare l’accordo dal valore di 26 miliardi di dollari, dicendo che invece comporterebbe un aumento dei prezzi per i clienti degli operatori e quindi contrario alla normativa sulla concorrenza.
Questa è la settimana decisiva per il caso che è stato presentato davanti alla corte federale di New York e che per venerdì dovrebbe dare un giudizio in un senso o nell’altro.
Nella loro memoria a supporto delle telco nubende il Dipartimento di Giustizia e la FCC contestano che le procure generali degli stati, guidate da quelle della California e dello stato di New York, avranno successo e faranno affondare l’accordo, il risultato finale sarà quello che nelle aree rurali degli Usa ci saranno grandi ritardi per avere il 5G: «Soprattutto – sostengono le due agenzie – T-Mobile ha preso l’impegno a fornire copertura 5G all’85% delle popolazioni nelle aree rurali nei prossimi tre anni e il 90% in sei anni».
Il Dipartimento di Giustizia a luglio aveva approvato la fusione dopo che i due operatori si erano dichiarati d’accordo a dare alcuni asset al fornitore di servizi via satellite Dish. La FCC invece ha approvato formalmente la fusione a ottobre.
Le due agenzie hanno anche osservato nella loro memoria che 13 stati e il distretto di Columbia hanno cercato di fermare la fusione e hanno affermato che l’accordo raggiunto con Dish, che rende invece a loro avviso possibile questo accordo, costituisce “un sostanziale sollievo”.
Il Dipartimento di Giustizia e la FCC sostengono anche che altri 10 stati hanno invece aderito alla decisione del Dipartimento di Giustizia di approvare la fusione, mentre altri tre hanno reso dichiarazioni pubbliche a sostegno di tale fusione.