I problemi nel lancio del 22 agosto, in cui sono finiti fuori orbita per migliaia di chilometri il quinto e il sesto satellite della flotta Galileo, sta creando forti contraccolpi per l’intero progetto di navigazione satellitare. Un’iniziativa che richiede investimenti comunitari per 7 miliardi di euro, e che nell’arco di un decennio prevede il lancio di 30 satelliti. Un piano che è al momento in stand-by, in attesa di capire quali siano le motivazioni che hanno causato una irregolarità tanto grave da poter rendere inutilizzabili, nella peggiore delle ipotesi, i due satelliti, o utilizzabili solo in parte nella migliore.
Sul caso sono in questo momento aperte tre inchieste: quella di Arianespace, quella della Commissione europea, e quella dell’agenzia spaziale russa Roscosmos, e si cerca di capire se si sia trattato di un errore tecnico o di un difetto di funzionamento dei razzi russi Soyuz utilizzati per il lancio dal gruppo Arianespace nella base di Kourou un Guyana francese.
Il sistema di navigazione satellitare Galileo, una volta a regime, entrerà in concorrenza con il sistema statunitense Gps e il russo Glonass, su un mercato mondiale che oggi vale 175 miliardi di dollari, e nel 2020 si stima possa valerne 237.
Le prime indicazioni su cosa non ha funzionato nel lancio dei satelliti “Doresa” e “Milena”, ha spiegato al Corriere della Sera Ferdinando Nelli Feroci, neo commissario Ue per l’Industria, saranno al vaglio della commissione tra l’8 e il 10 settembre. Jean Jacques Dordain, direttore generale dell’Agenzia spaziale euroepa Esa, ha assicurato al commissario Nelli Feroci che i due satelliti risultano sotto il controllo del centro operativo Esa di Darmstadt in Germania, e che rispondono ai comandi: questo esclude problemi di sicurezza, anche se non sarà più possibili riportarli nell’orbita originaria.
Se non fosse possibili utilizzare Doresa e Milena per scopi alternativi rispetto a quelli originari, per si concretizzerebbe una perdita valutabile attorno ai 150 milioni di euro, con i contratti di appalto che non prevederebbero la responsabilità delle agenzie spaziali nel caso della messa in orbita non riuscita.