Il dossier Telecom “non è nella mia cucina”. Questa la risposta di Vito Gamberale, amministratore delegato di F2i, ai cronisti che gli chiedevano se fosse al lavoro sul riassetto di Telecom Italia. Gamberale ha parlato entrando al convegno sul settore immobiliare organizzato dal gruppo Hines. Lo stesso manager, parlando qualche settimana fa in audizione alla commissione Lavori Pubblici del Senato, non aveva invece celato valutazioni sul possibile sviluppo di Telecom Italia sul fronte della banda larga attraverso un’integrazione con la controllata di F2i Metroweb.
A Palazzo Madama, Gamberale aveva spiegato che una “collaborazione sinergica tra Telecom e Metroweb” può dare una “spinta al Paese”. Se dovesse esserci un “progetto solo Metroweb – ha aggiunto – le forze sono di meno”.
“Io sono sempre contro le guerre” aveva aggiunto rispondendo sulla possibile strategia. “Non è una guerra di religione ma un problema tecnico” sull’utilizzo delle configurazioni “fiber to the home” (ftth) e “fiber to the cabinet” (fttc).
La prima “va bene nelle zone fortemente urbanizzate” mentre la seconda, “basata su una condivisione della banda va bene nelle zone meno densamente abitate”. Partendo dal concetto che “non possiamo portare la fibra ottica alle mucche”, Gamberale riteneva che Metroweb “potrebbe prendere l’onere e l’impegno di connettere con la Ftth il centro delle prime 30 città italiane”. Una “possibile collaborazione tra Telecom e Metroweb – ha concluso – è un progetto che porta il servizio dove serve”.
Su tale scenario aveva poi frenato il presidente della Cassa Depositi e Prestiti, sponsor di riferimento del fondo infrastrutturale, Franco Bassanini precisando che la Cdp non si è mai pronunciata su investimenti in Telecom Italia.