Il governo deve darsi una mossa e dire quali secondo lui deve
essere il futuro di Telecom Italia”: lo ha sostenuto intervenendo
alla presentazione di un libro sui 10 anni di Fastweb Paolo
Gentiloni, responsabile Comunicazione del PD ed ex ministro per le
Comunicazioni.
“Il modello dell’Ue basato sullo sviluppo delle nuove reti
grazie alla duplice leva degli investimenti degli incumbent e della
competizione fra operatori ha dato scarsi risultati. Soprattutto in
Italia dove non vi è competizione fra doppino e cavo e dove
l’operatore incumbent versa in una situazione finanziaria che ne
paralizza ogni serio investimento”.
In questa situazione, “il ruolo pubblico diventa rilevante, anche
per evitare di trovarci a breve di fronte a due prospettive
entrambe sbagliate: la perdita del controllo italiano su Telecom
Italia o la separazione forzata di un’azienda privata”.
Per il parlamentare del Pd, invece, quello che manca è “la
politica industriale”: è necessaria “una cabina di regia del
governo capace di indirizzare, coordinare e stimolare le diverse
energie che possono portare alla realizzazione delle nuove reti,
coinvolgendo anche le iniziative a livello locale, comprese quelle
delle utilities”. Per l’ex ministro, che pensa ad ipotesi di
iniziative consortili simili a quelle proposte dal presidente di
Agcom Corrado Calabrò , “ci vuole una condivisione generale del
problema: Open Access non basta certo. Si potrebbe cominciare –
dice – “sperimentando questo progetto in alcune aree”.
“Quando sento parlare oggi di politica industriale mi tornano
alla mente tutti gli sprechi e le iniziative sbagliate fatte negli
anni ’70 sotto questo slogan”, ribatte il ministro del Welfare
Maurizio Sacconi secondo il quale il ruolo più importante che lo
Stato può svolgere è quello di “stimolare la domanda”. Ad
esempio attraverso la digitalizzazione della pubblica
amministrazione e dei servizi in aree chiave come la sanità, la
scuola, la giustizia. “Ad esempio nelle mie zone – spiega –
abbiamo investito in tecnologie Ict per la sanità quel che abbiamo
risparmiato chiudendo ospedali ridondanti e costosi”.
“E poi, cosa sono 800 milioni quando ogni anno si investono già
sei miliardi nella banda larga?” si chiede il ministro
riferendosi ai fondi necessari al decollo del piano Romani-Brunetta
contro il digital divide, “Tanto più se gli 800 milioni sono
destinati ad essere spalmati su più anni. Si è creata troppa
ingiustificata attesa per quei fondi”.
Quanto a Telecom Italia, secondo Sacconi “abbiamo tutti interesse
che l’azienda cresca e lo faccia con le proprie gambe”.
Tuttavia, “Telefonica è un operatore ingombrante che non ha
favorito la crescita all’estero che invece è indispensabile per
poter investire in Italia”.