Sempre più giornalisti negli Stati Uniti vengono pagati in base al traffico e alle pagine viste che producono: maggiore è il traffico creato da un pezzo, maggiori saranno i ricavi pubblicitari e di conseguenza il compenso per chi l’ha scritto.
E’ un trend che porta David Carr, giornalista del New York Times, a riflettere sulle evoluzioni del mestiere del giornalista e dell’industria dei media nei prossimi anni. “La disponibilità di misurazioni in tempo reale sul gradimento dei contenuti sta cambiando non solo il modo in cui i gruppi dei media pagano i loro dipendenti, ma finirà con l’avere un effetto importante sulle notizie stesse”, scrive Carr.
A inizio mese il sito di notizie di Borsa TheStreet.com ha annunciato, insieme a un ampliamento della sua piattaforma online, l’intenzione di pagare i propri collaboratori in base al numero di click prodotti dai loro articoli. Così, un giornalista che otterrà 60mila pagine viste in una settimana, verrà pagato 50 dollari.
A fine febbraio, il sito di politica di tendenza conservatrice The Daily Caller, diretto da Tucker Carlson, ha dichiarato di voler sperimentare un modello ibrido di pagamento, mediante il quale i collaboratori saranno retribuiti con un salario fisso al mese, con l’aggiunta di incentivi calcolati sulla base del traffico generato dagli articoli pubblicati. L’editore del Daily Caller è convinto che con questo sistema si genererà più traffico e i giornalisti avranno alla fine compensi più alti.
Anche Joel Johnson, direttore editoriale di Gawker Media, ha annunciato “Recruits”, un nuovo programma in base al quale vengono creati siti secondari del giornale gestiti da nuovi collaboratori che verranno pagati un fisso di 1.500 dollari al mese; ma se superano i 300mila visitatori al mese, saranno pagati cinque dollari in più ogni mille visitatori unici, fino a un massimo di 6mila dollari. Dopo novanta giorni, saranno scelti i collaboratori che hanno generato più traffico con i loro articoli, ai quali verrà offerta una collaborazione a lungo termine.
“La si può vedere in due modi: il trend è solo un riconoscimento della realtà del mondo editoriale, che dipende dal gradimento del prodotto offerto, oppure un passo ancora più giù verso la perdizione”, scrive Carr del NYTimes. “Basarsi così pesantemente sulla misurazione della popolarità può lasciare meno libertà al giornalista”.
“Il meccanismo del pagamento in base ai click per i giornalisti è solo alle prime sperimentazioni”, commenta Minda Zetlin, presidente dell’American Society of Journalists and Authors. “Non credo che si possa dire al momento che i giornalisti ci guadagnino gran che, ma c’è un valore positivo nell’imparare alcune buone pratiche e nel capire da dove arriva il traffico”.
“Ora che il traffico e i click fanno parte integrante degli obiettivi delle aziende dei media, tutto è possibile. Non è detto che una notizia che ha successo e viene letta e cliccata centinaia di migliaia di volte sia davvero rilevante e importante. Ma ignorare la partecipazione e la risposta del pubblico è una via sicura verso l’irrilevanza. Io però sono contento di non dover sottostare ai dettami delle misurazioni dei click”, conclude Carr.