Il colosso cinese delle Tlc Huawei ha registrato un incremento del 15% del fatturato nei primi sei mesi dell’anno, grazie a una robusta crescita delle vendite di smartphone e attrezzature di rete sul mercato domestico. E’ un risultato che contrasta con quanto comunicato oggi stesso dalla rivale sudcoreana Samsung, il cui fatturato di gruppo è in calo del 4% a causa di un crollo delle vendite nel segmento smartphone (-22%). Tuttavia anche per Huawei le sfide non mancano: il vendor cinese resterà probabilmente fuori dalle gare per le implementazioni delle nuove reti 5G negli Stati Uniti e in Australia, che temono che la tecnologia cinese rappresenti un rischio per la sicurezza delle infrastrutture di telecomunicazione nazionali.
Secondo quanto comunicato oggi da Huawei, le revenues semestrali sono salite a 325,7 miliardi di yuan (47,7 miliardi di dollari) grazie alle prestazioni brillanti di tutte le divisioni, dagli smartphone agli apparati di rete ai servizi It. Il margine operativo nei primi sei mesi dell’anno è salito al 14%, dall’11% di un anno fa.
In Cina, secondo le sime di Canalys, Huawei detiene ormai a uno share del 27% sul mercato degli smartphone e continua a crescere nonostante un generale rallentamento nelle vendite di settore. E’ l’intero mercato cinese a “tirare”: le unità distribuite nel paese asiatico sono salite di oltre il 10% nel secondo trimestre superando 100 milioni di unità, calcolano gli esperti di Canalys.
Il gruppo di Shenzhen mantiene inalterati i robusti tassi di crescita ma dipende fortemente dalle prestazioni messe a segno in Cina, mentre non riesce a guadagnare un posizionamento negli Stati Uniti: Huawei è stata accusata da Washington di facilitare lo spionaggio di Pechino tramite le sue attrezzature e tecnologie e, nonostate le ripetute rassicurazioni dell’azienda, il governo americano potrebbe bandire Huawei dalla partecipazione alle gare per l’assegnazione dei progetti per il 5G. La Federal communications commission (Fcc) ha infatti inserito Huawei, insieme alla connazionale Zte, nella black list dei vendor considerati una “minaccia per la sicurezza nazionale” e ha chiesto a Washington di escludere i fornitori cinesi di attrezzature di telecomunicazione dalle gare su Ftth e 5G. Una proposta analoga è in via di approvazione in Australia: Canberra, riferiscono i media locali, teme che infrastrutture strategiche come quelle del 5G possano finire sotto la sorveglianza di Pechino.
Due settimane fa uno studio del governo britannico ha puntato il dito contro “problemi tecnici e di supply chain” con le attrezzature di rete di Huawei che esporrebbero le reti di telecomunicazione del paese a rischi di sicurezza, ribaltando precedenti report di Londra che davano l’ok alle tecnologie del vendor.
Sul 5G Huawei non ha tuttavia intenzione di rinunciare alla leadership tecnologica: qualche giorno fa ha indicato che aumenterà la sua spesa annuale in ricerca e sviluppo (R&D) a 15-20 miliardi di dollari. Molti analisti leggono nella recente guerra commerciale Usa-Cina innescata da Donald Trump un’escalation che cela proprio l’obiettivo ultimo di acquisire il dominio nel 5G: è la nuova tecnologia mobile che consentirà la costruzione di autostrade digitali ad altissime prestazioni e l’abilitazione di Internet of things, auto smart, telechirurgia, robotica industriale e nuovi paradigmi per un valore di 12 trilioni di dollari nel 2035.