Nulal di fatto. Il cdm di questa sera ha deciso di non affrontare le questione relative ai poteri speciali che avrebbero consentito di blindare la rete di Telecom Italia nel caso di acquisizioni da parte di soggetti stranieri che potessero minacciare la sicurezza nazionale. L’idea era di fare rientrare la rete telecom fra gli asset strategicsoggetti ai poteri “d’oro”. Lo strumento è il decreto della presidenza della Repubblica (Dpr). “Gli attivi di rilevanza strategica nel settore delle comunicazioni sono individuati nelle reti e negli impianti utilizzati per la fornitura dell’accesso agli utenti finali dei servizi rientranti negli obblighi del servizio universale”, spiega la bozza del provvedimento preparata per il consiglio dei ministri ma che poi non è stata discussa anche per l’impasse in cui è venuto a trovarsi il governo Letta.
Nel frattempo però, già prima che prendessero corpo le dimissioni di Franco Bernabè da presidente esecutivo di Telecom Italia, sono stati avviati contatti fra Governo e Telefonica in vista di una possibile e futura salita degli spagnoli al 100% in Telco e quindi di una loro presa di potere piena nella holding che controlla poco meno del 23% di Telecom IItalia. Lo riferisce l’agenzia Mf Dowjones riferendo una fonte vicina al dossier che sottolinea come i contatti siano ben avviati e stiano toccando tutti i temi maggiormente sensibili per l’Esecutivo italiano connessi alla possibilità che la maggiore società di telefonia italiana possa avere un controllo spagnolo.
Nel dettaglio, secondo quanto si apprende, i temi oggetto delle rassicurazioni sono ovviamente quello della rete, ma anche il tema occupazionale in Italia. Inoltre fonti vicine al dossier fanno notare come gli spagnoli potrebbero cercare di mettere sul piatto anche l’eventualità di tenere la società sotto una guida italiana, per quanto riguarda il management. L’obiettivo del tavolo aperto con l’esecutivo è quello di giungere a un accordo condiviso prima del Cda di Telecom Italia convocato per il 3 ottobre prossimo.
La bozza di decreto che avrebbe dovuto finire sul tavolo del cdm vengono inclusi tra gli asset strategici le reti che collegano le comunicazioni di polizia, carabinieri e guardia di finanza e la “rete di accesso alla rete telefonica pubblica in postazione fissa anche nel caso di connessioni stabilite mediante servizi di accesso disaggregato all’ingrosso, condiviso o wrl, in rame e fibra”. La bozza prevede che i poteri speciali del governo non si applichino alle operazioni infragruppo “riguardanti fusioni, scissioni, incorporazioni” o cessioni. Tuttavia, i limiti ai golden power non valgono “in presenza di elementi informativi circa la minaccia di un grave pregiudizio per gli interessi pubblici relativi alla sicurezza e al funzionamento delle reti e degli impianti e alla continuità degli approvvigionamenti”.