Golden share, Bruxelles mette in mora l’Italia

Secondo la Ue i poteri speciali attribuiti allo Stato in aziende partecipate – come Eni, Enel, Finmeccanica e Telecom – violano la legislazione europea sul mercato unico “poiché in contrasto con i principi della libertà di stabilimento e la libera circolazione dei capitali”

Pubblicato il 18 Mar 2010

La Commissione europea ha dato oggi il via libera all'invio
all'Italia di una lettera di messa in mora complementare
nell'ambito della procedura d'infrazione, aperta lo scorso
novembre per il mancato adeguamento della normativa nazionale alla
sentenza con cui la Corte di giustizia Ue ha bocciato la golden
share. Lo ha reso noto la portavoce del Commissario Ue al mercato
unico, Michel Barnier, precisando che si tratta di un
''atto procedurale'' legato all'entrata in
vigore del Trattato di Lisbona.

Il nuovo Trattato, al fine di rendere più incisivi gli interventi
della Commissione e della Corte, ha modificato l'iter della
procedura finora seguita nei confronti degli Stati membri che non
abbiano rispettato le norme europee e le sentente della stessa
Corte Ue.
In particolare, l'iter e' stato velocizzato introducendo la
possibilità di saltare la seconda e ultima tappa della procedura
d'infrazione, quella del cosiddetto "parere
motivato", passando direttamente dalla messa in mora al
deferimento alla Corte di giustizia, una fase in cui è anche
previsto che vengano proposte sanzioni pecuniarie.

La messa in mora complementare, osservano fonti di Bruxelles,
rappresenta quindi un atto dovuto per segnalare allo Stato
membro interessato, in questo caso l'Italia, la nuova base
giuridica su cui poggia ora la procedura d'infrazione.
Procedura
aperta dalla Commissione il 20 novembre scorso per la mancata
esecuzione di quanto disposto dalla Corte nel marzo 2009.
La sentenza dei giudici comunitari stabilisce che i poteri speciali
attribuiti allo Stato in aziende partecipate – come Eni, Enel,
Finmeccanica e Telecom – violano la legislazione europea sul
mercato unico poichè sono in contrasto con i principi della
libertà di stabilimento e la libera circolazione dei capitali.

Lo scorso gennaio, le autorità italiane hanno scritto a Bruxelles
fornendo l'assicurazione che si sarebbe proceduto quanto prima
a fare il necessario per chiudere la questione.

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