Google-broadband, la sfida è sul “modello” di rete

Analysys Mason: i trial Ftth annunciati dal motore di ricerca puntano a dimostrare che il comportamento degli utenti e dei service provider può cambiare se si propone un modello open access e network-based

Pubblicato il 12 Feb 2010

Il lancio del trial per la fibre to the home (Ftth) annunciato da
Google non dovrebbe essere considerato come un tentativo da parte
del colosso di Internet di imporsi come player dominante anche sul
mercato americano della banda larga ultra-veloce, almeno non
nell’immediato futuro. Secondo Rupert Wood, principal analyst
della società di consulenza e ricerca Analysys Mason,
l’iniziativa indica invece che l’azienda di Mountain View è
decisa a influenzare la politica degli Usa in fatto di
telecomunicazioni. Come? Dimostrando che il comportamento degli
utenti e dei service provider può cambiare se si creano condizioni
radicalmente diverse da quelle oggi prevalenti negli Stati Uniti.
Al tempo stesso Google cercherà di capire come monetizzare tali
cambiamenti.
“Google si è affacciata nel business dell’accesso già altre
volte. Il suo wi-fi municipale a Mountain View, in California, si
è rivelato un flop, e la sua iniziativa congiunta con EarthLink
per dotare San Francisco di una rete di accesso wireless che
coprisse l’intera città non ha funzionato. La location dei nuovi
network Ftth (che serviranno tra le 50.000 e le 500.000 abitazioni,
secondo quanto dichiarato da Google) non è ancora stata decisa.
Noi prevediamo che l’azienda vorrà condurre il suo esperimento
in diversi tipi di aree urbane tra le più rappresentative della
realtà americana”, afferma Wood.

In due aspetti fondamentali i trial di Google si presentano come
del tutto innovativi. Tanto per cominciare, l’accesso simmetrico
a 1Gbit/s è un grosso cambiamento rispetto a quanto attualmente
offerto dalle telco e aziende del cavo americane. Per esempio, è
20 volte più veloce del servizio FiOS di Verizon. Secondo,
fornirà un modello interamente “open access” ai service
provider, l’opposto di quello attualmente usato dalle aziende del
cavo e dalle grandi telco negli States.
“Naturalmente, l’annuncio dei trial di Google non è solo una
manovra politica o pubblicitaria. Da tempo l’azienda chiede un
approccio più open access da parte degli incumbent del mercato
della banda larga. Molti aspetti restano poco chiari: quanto
costerà l’accesso per l’utente finale e il service provider,
il ruolo di Google a livello retail e fino a che punto le reti
saranno co-finanziate dalle parti interessate (come le
amministrazioni cittadine o i service provider),” notaWood.

Ma il fatto di restare un po’ vaga è proprio nella natura di
questa proposta, secondo l’esperto della Analysys Mason. “I
trial servono in realtà a capire come la struttura del mercato si
evolverebbe se l’uso della banda larga non venisse più pilotato
dai colossi del cavo e delle telecomunicazioni. I dati sulle reti
Ftth realizzate fuori dagli Stati Uniti mostrano che il
comportamento dell’utente può fortemente cambiare quando questi
ha a disposizione un Ftth ad accesso completamento aperto. Per
esenpio, l’olandese Reggefiber, che sta realizzando diversi
network Ftth, riferisce che le sue reti sono fortemente sfruttate
per l’upload su Internet e che i servizi simmetrici sono un
fattore importante nell’allontanare i clienti dalle reti via cavo
con sistema Docsis3.0”. 
“Mostrare il potenziale del cloud computing sulle reti
simmetriche a 1Gbit/s è un altro aspetto particolarmente
importante del trial”, conclude Wood. “Testare fino a che punto
l’attuale esperienza delle applicazioni desktop possa essere
replicata ed estesa usando uno strumento network-based ha
implicazioni di grande portata, e non solo perché trasforma Google
nella società che controlla l’accesso per i provider delle
applicazioni”. 

 

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