Uscita dalla grande porta della ricerca Internet, Google prova a
rientrare in Cina dalla finestra delle mappe. E non è una finestra
di poco conto: la localizzazione geografica è uno dei servizi a
più rapida crescita di Google nel Paese asiatico, con un revenue
che toccherà quest'anno i 72 milioni di dollari, contro 8,7
milioni nel 2005, prevede Analysys International. Google offre le
mappe in Cina tramite siti partner e cellulari, in aggiunta al suo
sito di mappe locale.
Il governo cinese ha però approvato nuove regole in base alle
quali tutte le aziende che offrono servizi di mappe e location,
ricerca e download online in Cina devono fare richiesta di
approvazione allo State bureau of surveying and mapping per
continuare a operare. Le aziende interessate dovranno dimostrare di
possedere sistemi che assicurano che le loro mappe vengano
classificate in accordo con le leggi cinesi e che le informazioni
sensibili (per esempio le mappe di zone militari o di confine)
siano rimosse.
Richieste che possono mettere in difficoltà Google, che permette
agli utenti di inserire commenti alle mappe online. “Ci adeguiamo
sempre alle leggi di qualunque Paese in cui operiamo”, si è
limitata a dichiarare una portavoce del gigante americano. Al
momento non è chiaro se Pechino concederà la licenza a Google, ma
certo la decisione del governo darà la misura di quanto la Cina
sia disposta a perdonare il colosso americano (che ha rinunciato
alla ricerca a marzo, a causa della pesante censura statale) e
concedergli una seconda chance.
Il primo verdetto arriverà alla fine del mese, quando il Bureau
statale pubblicherà la lista delle aziende approvate, mentre a
fine anno saranno resi noti i nomi delle aziende escluse. Chi non
avrà ottenuto la licenza, non potrà più fornire servizi di
online map in Cina.