Google, la più grande azienda della Internet search, continua a
crescere, nonostante lo scetticismo di alcuni osservatori di
mercato che pensavano che il colosso del web non potesse continuare
a sostenere a lungo il peso di costi sempre più alti. L’azienda
di Mountain View ha invece riportato per il secondo trimestre
vendite pari a 6,92 miliardi di dolllari (escludendo le revenues
trasferite ai siti partner), al di sopra dei 6,57 miliardi previsti
dagli analisti sentiti da Bloomberg e con una crescita del 39%
sull’anno precedente.
Le revenues complessive sono cresciute del 32% in un anno a 9
miliardi di dollari, mentre le entrate dai siti partner, tramite
AdSense, sono aumentate del 20% a 2,48 miliardi. Le vendite fuori
dagli Stati Uniti hanno rappresentato il 54% del totale, guidate
dalla Gran Bretagna con un fatturato di 976 milioni di dollari.
L’utile operativo è di 2,88 miliardi, contro 2,37 miliardi di un
anno prima, e l’utile netto è migliorato del 36% a 2,51
miliardi.
Il Chief executive officer Larry Page, che ha preso il posto di
Eric Schmidt ad aprile, si sta espandendo con forza in nuovi
mercati come il mobile e il display advertising pur cercando di
preservare la tradizionale leadership nella ricerca Internet, che
ancora oggi genera la maggior parte del giro d’affari per Google.
I prezzi delle ad, su base per-click, sono cresciuti più
velocemente lo scorso trimestre (del 12% contro il +8% del
trimestre precedente), un segno che le aziende tornano a voler
pubblicizzare i loro prodotti online.
“Se Google va bene vuol dire che anche l’economia è in salute;
questi risultati rappresentano un segnale positivo”, commenta
Gene Munster, analista di Piper Jaffray. “Credo che i
miglioramenti nel business della pubblicità proseguiranno nei
prossimi trimestri”.
Google quest’anno dovrebbe arrivare a controllare il 9,3% del
mercato del display advertising negli Stati Uniti, divenendo il
terzo provider dietro Yahoo! e Facebook, secondo EMarketer. Google
ha in pratica raddoppiato lo share in due anni: aveva il 4,5% nel
2009.
Anche i costi di Big G aumentano, però, col lancio di nuove
iniziative (come Google Plus), il potenziamento di Android (Page ha
detto che ogni giorno vengono attivati 550mila nuovi device col
sistema operativo di Google) e l’assunzione di nuovo personale.
Lo staff è aumentato di quasi 2.500 unità, o il 9,3%,
quest’anno, e oggi conta più di 28.700 persone.
Ma Larry Page ha cavalcato proprio i solidi risultati del secondo
trimestre per difendere gli investimenti della sua compagnia e
mettere a tacere le critiche: il Ceo ha sottolineato l’immediato
successo ottenuto da Google+, lanciato in versione sperimentale lo
scorso mese, che già conta 10 milioni di persone unitesi al
network che condividono più di un miliardo di messaggi e foto al
giorno, ha detto Page.
Quanto ad altri investimenti che potrebbero esulare troppo dal core
business di Google (come lo sviluppo dell’automobile che si guida
da sola), Page ha assicurato: “Gestiamo in modo molto attento il
denaro dei nostri azionisti: non mettiamo in gioco il futuro
dell’azienda con questi progetti”.
Il co-fondatore di Google ha anche difeso le recenti trasformazioni
ai vertici dicendo che la nuova struttura manageriale ha migliorato
di molto l’operatività di Google, liberandola dalla pesante
burocrazia che cominciava a rallentare la circolazione delle idee
innovative.
Page però non ha potuto nascondere che l’aumento degli stipendi
che Big G ha di recente garantito per evitare la fuga di talenti
verso la concorrenza si è fatta sentire sui conti: le spese
operative sono cresciute nell’ultimo trimestre del 49%.