Gpon o P2P? Tutto da decidere

La questione dei costi iniziali è solo secondaria: in ballo c’è l'”apertura” della rete

Pubblicato il 16 Giu 2010

La rete di nuova generazione (Ngn) italiana, con fibra ottica nelle
case, sarà in Gpon o in point to point? È questo uno dei nodi che
gli operatori italiani dovranno sciogliere.

L’attuale impasse è dovuta a due fattori che collidono. Da una
parte, a detta di tutti gli esperti e portavoce istituzionali che
si sono pronunciati nei giorni scorsi, nel nostro Paese è
perlomeno improbabile (se non impossibile) che ci sia mercato per
più di una Ngn estesa a livello nazionale. Dall’altra, gli
attori sono divisi sul tipo di architettura. Telecom
Italia
propende per il Gpon, come tutti gli incumbent
europei. Gli operatori alternativi (Fastweb,
Vodafone, Wind) invece vogliono
fare una Point to point (Ptp). “Questa è la scelta più comune
tra gli alternativi e le utility che hanno fatto Ngn in Europa. Il
solo incumbent ad avere adottato il Ptp è Kpn in Olanda”, dice
Benoit Felten, analista di Yankee
Group
esperto di reti in fibra.

Ne consegue che se gli operatori non vorranno andare a una guerra
fratricida, da cui tutti rischiano di perderci (due reti
concorrenti potrebbero essere poco o nulla sostenibili), dovranno
mettersi d’accordo su una stessa architettura. E non sarà
facile: entrambe le parti hanno le proprie buone ragioni per
sostenere la scelta fatta; non è chiaro, del resto, quale delle
due architetture sia migliore in senso assoluto.Probabilmente lo si
scoprirà solo nel lungo periodo, a cose fatte. Ci sono solo due
punti assodati. Primo, che l’investimento iniziale per il Ptp è
più alto che per il Gpon, ma si recupera sui costi di
manutenzione. Ed è meno conveniente in particolare per
l’operatore dotato di infrastruttura nell’ultimo miglio
(Telecom Italia). Il Ptp assicura una maggiore velocità
all’utente finale. I dubbi nascono quando si prova a quantificare
questi due aspetti, in un rapporto di costi e benefici. In altre
parole, non si sa se il maggior costo iniziale del Ptp vale i
benefici che potrebbe dare al sistema, posto che entrambi questi
fattori sono ad oggi poco definiti.

“Molto dipende dalla tipologia della rete pre-esistente”,
spiega Roland Montagne, analista di
Idate, osservatorio specializzato in Ngn (produce
studi per Ftth Council). “In generale, se devi percorrere corte
distanze, 3-5 chilometri, i costi delle due architetture sono
simili. Se devi fare 10-15 chilometri, il Gpon costa il 30% in
meno”, continua. Facendo una media tra i due scenari, secondo
Yankee Group la differenza di costi è circa il 10-15%. E secondo
Jeff Heynen, analista di Infonetics
Research
“in termini di costi operativi – scavi, fibra,
elettricità – la differenza è di circa il 25-30%, su base
annua”.

Il Gpon permette di percorrere più strada tra un apparato e
l’altro. Il Ptp ne richiede di più e inoltre obbliga ad
alimentarli tutti.
Incide anche la grandezza delle centrali esistenti. Nel Gpon, va
messa una sola fibra per abitato; raggiunge la strada dove entra in
uno splitter passivo (non alimentato) e da qui si dirama per
servire fino a 64 utenze. Nel Ptp invece c’è una fibra per ogni
utenza, in modo analogo a come si fa ora con il doppino di rame. Il
vantaggio è che quell’utenza prende tutta la banda raggiungibile
dalla fibra, mentre con il Gpon questa viene condivisa in 64 parti.
Lo svantaggio è che ci sono più cavi in fibra che entrano in
centrale e quindi più apparati ottici di rete.

“Di conseguenza può essere necessario ampliare la centrale per
farvi posto”, spiega Montagne. Sono costi aggiuntivi non
richiesti dal Gpon. In particolare per un incumbent è più
economico il Gpon perché permette di sfruttare meglio la rete
esistente (centrali, armadi e ultimo miglio). “Invece se non ne
hai una, tanto vale forse usare il Point to point: costa di più ma
assicura migliori prestazioni nel lungo periodo e ti permette anche
di offrire all’ingrosso la rete con più facilità. Il che è
utile per rientrare nell’investimento”, puntualizza Montagne.
Il Gpon, poiché ha una sola fibra, è meno aperto ai concorrenti,
ma il problema potrebbe essere risolto nell’immediato con il
bitstream e in futuro con tecniche Wdm di divisione dello spettro
ossia con il cosiddetto unbundling del colore (che permette di
assegnare un colore diverso a ciascun operatore, su una stessa
fibra).
“La tecnologia migliore in senso stretto è il Ptp”, è il
parere di Felten.

Parere condiviso da Francesco Caio nel suo noto
rapporto consegnato un anno fa al governo italiano. “Ma
probabilmente nel mondo prevarrà il Gpon per motivi di mercato”,
conclude Felten. In questa fase di incertezza economica, più delle
promesse tecnologiche sono i costi a fare la differenza.

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