Lo tsunami elettorale che ha stravolto l’Italia avrà conseguenze rilevanti anche per l’Agenda digitale, in attesa dei decreti attuativi che la renderanno operativa. Il governo che verrà dovrà occuparsene immediatamente a meno di voler buttare al macero un anno di intenso lavoro messo in campo da Monti. L’intenzione del segretario PD Pierluigi Bersani, a cui con tutta probabilità verrà assegnato il mandato esplorativo per formare il nuovo esecutivo, ha aperto al Movimento a 5 Stelle di Beppe Grillo per sua natura “digital natives” e da sempre attento alle tematiche di Internet.
Proviamo a vedere quali sono i possibili punti di convergenza, anche al di là del varo dei decreti attuativi Il programma di Grillo prevede la statalizzazione della dorsale telefonica, con il suo riacquisto a prezzo di costo da Telecom Italia e con l’impegno da parte dello stato di fornire gli stessi servizi a prezzi competitivi ad ogni operatore. In questi mesi sono in corso trattative tra la Cassa Depositi e Prestiti e Telecom Italia per lo scorporo della rete. Come sottolineato Bersani sul nostro giornale la Cdp “può essere un importante strumento di politica industriale. Le sue preziose risorse possono essere utilizzate per aiutare le politiche sull’innovazione, per investire su progetti a ritorno differito dove i normali investitori si aspettano ritorni brevi. Immagino la Cdp come uno strumento di supporto al mondo della ricerca e dell’innovazione, in grado di entrare in gioco in casi limitati”. Entrambi gli schieramenti riconoscono dunque la necessità di un “progetto nazionale” sulle politiche relative al digital divide di prima e seconda generazione.
C’è poi il tema del copyright. I grillini puntano alla riduzione del tempo di decorrenza delle proprietà intellettuale a 20 anni dagli attuali 70. Anche il PD, alla luce del cambiamento delle modalità di fruizione della cultura diventate sempre più digitali, mira ad aggiornare le normative a tutela dei detentori dei diritti d’autore ma anche degli utenti. Ma se il partito guidato da Bersani ritiene fondamentale il ruolo che in questo percorso di aggiornamento può svolgere Agcom, Grillo ha sempre evidenziato la necessità di abolire le autorità, Agcom inclusa dunque.
Sul resto, almeno stando ai programmi elettorali, punti di contatti non ce ne sono. Grillo non fa alcun cenno all’e-government e agli open data – scelta che stupisce non poco per un partito che ha fatto della trasparenza la parola d’ordine della sua campagna elettorale – che invece è uno dei pilastri del programma digitale del PD. Nel programma di Pierluigi Bersani si parla di Open Gov, digitalizzazione delle procedure e facilitazione di accesso ai dati della PA da parte dei cittadini come leva di efficienza della macchina pubblica e di trasparenza dei processi amministrativi. Viene esplicitato il diritto di richiedere informazioni sui numeri e i documenti dello stato (fatta eccezione per quelli secretati) senza dover fornire alcun tipo di giustificazione.
Poco chiaro nel programma M5S è il punto relativo alla “cittadinanza digitale per nascita, accesso alla rete gratuita per ogni cittadino”. Il movimento non chiarisce cosa si intenda per “accesso gratuito”: nei punti successivi si fa riferimento all’eliminazione del canone telefonico per l’allacciamento alla rete fissa senza però collegarla concettualmente alla cittadinanza digitale. Il PD, riferendosi alla necessità di una massiccia diffuisione della Rete, spinge su Internet servizio universale. Nella scorsa legislatura il partito di Bersani ha presentato una proposta di legge in questo senso, in commissione Trasporti e Tlc della Camera.