L’obiettivo che dobbiamo prefissarci è il recupero, da parte
dell’Italia, delle posizioni perse, con effetti positivi sul
Pil e sull’occupazione del Sistema Paese. Obiettivo
praticabile, a norme vigenti, per il progetto
d’infrastrutturazione a banda larga che, valorizzando lo Stato
in posizione di terzietà, annulli il digital divide, supporti e
rilanci la ricerca e l’industria Tlc in Italia, assicuri
l’ammodernamento e l’interoperabilità della Pubblica
amministrazione, accresca la competitività delle aree produttive
con risorse stimabili in 5 miliardi di euro in 5 anni di
cantieramento a partire dal 2009.
Tutti i 60 milioni di abitanti dell’Italia, le aziende
nazionali e multinazionali produttive nel nostro Paese hanno gli
stessi diritti e ci domandano di “iniziare a fare”
ricordandoci che siamo tra i primi Paesi al mondo come mercato
per l’industria delle telecomunicazioni, ma che siamo, in
questi anni, precipitati al 22esimo posto della classifica Ocse
per la banda larga. Ogni osservatorio, ogni convegno, ogni
commissione di studi istituzionale e privata concorda
sull’arretramento tecnologico, sulla frenata degli investimenti
degli operatori di telecomunicazioni, sull’esigenza di una
diversa competività, sul bisogno di un investimento importante
ed urgente che la crisi internazionale rende difficilmente
affrontabile solo dallo Stato ed impossibile solo dal Privato.
Stop alle parole ed avanti con i progetti con una forte
partecipazione privata resa possibile dalle vigenti norme
applicate con successo nel settore delle infrastrutture in tutta
Europa. Una visione moderna, concreta e certa nei tempi,non
vincolata e frenata dagli interesse dei singoli, che apre a tutti
il diritto di partecipazione con investimenti o come Cliente di
una rete pubblica, qualitativamente monitorata e tecnologicamente
disposta all’evoluzione e agli interesse dello Stato e del
Mercato, che ci metterebbe in Europa al riparo dal rischio
d’infrazioni per aiuti di Stato con un progetto dove
l’intervento economico del partner privato può arrivare sino
al 50% dell’investimento pubblico. In questo modo, dai previsti
circa Euro 1 miliardo e 400 milioni di investimenti a circa Euro
5 miliardi di cantieri aperti a partire dal 2009. Imprenditori
del settore infrastrutture, in trasparenza, presentino la propria
manifestazione d’interesse al Governo, superando così le
vecchie ed opache logiche lobbiste."
* Senatore, Presidente della Commissione Telecomunicazioni e
Lavori Pubblici del Senato