Il 5G è ancora un cantiere: resta tanto fare, sia in Italia che in l’Europa. Ma i vantaggi potenziali sono enormi e la chiave per portare a completamento la realizzazione del 5G si trova in quattro fondamentali fattori: incremento dell’offerta, stimolo alla domanda, flessibilità per gli investimenti delle telco, regulation. Lo ha affermato Alessandro Gropelli, General Director of Strategy & Communications dell’Etno, in apertura dell’appuntamento di Telco per l’Italia dedicato al 5G.
Gropelli ha evenziato che l’attenzione e il supporto politico al 5G dell’Europa ci sono, e c’è anche la piena consapevolezza che l’Ue, pur avendo compiuto notevoli progressi, si trova indietro rispetto ai grandi player mondiali con cui si confronta, in particolare Stati Uniti e Corea del Sud.
Dove si colloca l’Europa nella mappa globale del 5G?
Il mondo sta correndo verso le nuove tecnologie per aumentare la produttività e nutrire la competitività delle economie. Lo State of digital communications 2021 dell’Etno condotto con Analysis Mason indica che in Europa circa il 30% della popolazione è coperto da almeno una rete 5G: un avanzamento significativo ma negli Usa il 76% della popolazione può accedere ad almeno una rete 5G e in Sud Corea è addirittura il 93%.
L’Europa deve dunque lavorare sul lato dell’offerta, ma anche della domanda: i consumatori europei non mostrano lo stesso “appetito” per l’uso dei dati: ne consumano la metà degli americani.
“Infine, c’è l’elemento dei ricavi degli operatori, un dato che definisce la salute del mercato”, ha proseguito Gropelli. “Le revenue per user sono pari a 14-15 euro al mese in Ue, ma negli Usa sono circa 37 e in Sud Corea intorno ai 23 euro. Bruxelles è consapevole che il mercato telecom europeo è debole rispetto a quello dei grandi player mondiali con cui ci confrontiamo e questo vale anche per il 5G”.
Non a caso nel 2020 tutte le società di telecomunicazioni europee hanno perso terreno nella classifica degli operatori “Top 15 al mondo” rispetto agli anni passati. Solo 4 società di telecomunicazioni europee sono rimaste nella classifica nel 2020, in calo rispetto alle 6 del 2010.
L’Italia è un’eccellenza: ora serve l’ecosistema
“Su ricerca, sviluppo e innovazione l’Italia e gli operatori italiani hanno fatto bene”, ha affermato Gropelli. “L’Italia è al terzo posto in Unione europea per la copertura 5G nella classifica Desi. Siamo stati all’avanguardia nei progetti pilota del 5G e anche in quelli sul 6G: la prima partnership europea sul 6G, Hexa-X, con Nokia ed Ericsson vede la partecipazione dell’operatore italiano Tim; in GaiaX, il progetto per il cloud europeo, è presente anche Vodafone e qui si lavora, oltre che sull’infrastruttura, sull’ecosistema che si crea intorno alle reti ed è fondamentale per costruire il business case del 5G”.
Le opportunità socio-economiche del 5G
Bruxelles dà grande importanza al valore del 5G per la crescita economica, ha sottolineato Gropelli. Ma serve investire. Uno studio Bcg-Etno ha stimato che mancano 300 miliardi di euro per arrivare all’obiettivo della copertura in fibra e in 5G per tutti gli europei entro il 2030, divisi equamente tra le due tecnolgoie. Ma il dividendo socio-economico sarebbe enorme: da questo investimento sono previsti 113 miliardi di euro ogni anno di pil aggiuntivo e 2,4 milioni posti di lavoro in più.
Bcg ha anche calcolato che, se potessimo ridisegnare i nostri settori produttivi grazie al 5G, l’Ue riuscirebbe a tagliare del 15% le sue emissioni di CO2: un importante contributo all’obiettivo europeo di diventare carbon-neutral nel 2040.
Quali gli ostacoli dunque per realizzare questo scenario positivo?
“Telco indebolite: poche revenue, aste 5G troppo costose”
“Dall’osservatorio di Bruxelles abbiamo individuato quattro ostacoli fondamentali”, ha dichiarato il top executive dell’Etno. “Innanzitutto il mercato delle telecomunicazioni è debole. Se questo ha avuto il vantaggio di abbassare i prezzi al consumatore rispetto a quelli dei Paesi a noi simili, dall’altro non permette agli operatori di investire velocemente in infrastrutture. Altro ostacolo agli investimenti delle telco è il costo delle aste del 5G: gli operatori hanno speso molto e adesso hanno poca flessibilità per spendere. Un terzo ostacolo importante è la disinformazione: in Italia ci sono 60 Comuni che vogliono bloccare il 5G. Infine, c’è la regolamentazione generale su fibra e 5G”.
È dunque su questi fattori che occorrerà lavorare per completare il “cantiere 5G”, ha concluso Gropelli, sottolineando che “il nuovo governo italiano ha dato importanti segnali” sul fronte del digitale. “Ora in Italia occorre concentrarsi, da un lato, sulla domanda e sulla digitalizzazione del Paese, dall’altro sull’infrastrutturazione e sulle policy che possono rafforzare l’industria delle Tlc perché sia messa in grado di investire”.