A gettare l’allarme è una nota siglata in tandem da Gsma Europe ed Etno presiedute rispettivamente da Franco Bernabè e Luigi Gambardella, la cui diffusione ufficiale è programmata per i prossimi giorni. La prevista armonizzazione delle regole europee in materia di privacy online, e nello specifico l’estensione di un unico regime a tutti gli attori della catena di valore, potrebbe essere deragliata dalle disposizioni di una precedente normativa comunitaria. Peggio: il pasticcio legislativo, secondo quanto lamentano le due federazioni che raccolgono nell’ordine incumbent e operatori mobili attivi nel Vecchio Continente, spalancherebbe uno scenario di pesante “incertezza legale”. Delineando un contenzioso di cui in tutta probabilità nei palazzi di Bruxelles in pochi si erano ravveduti. Ma che tenuto conto delle tempistiche con cui funziona l’iter decisionale comunitario potrebbe trascinarsi sino alla linea di partenza della prossima legislatura prima di essere rammendato.
Il pomo della discordia in questo caso è la direttiva ePrivacy, promulgata dall’Ue non più tardi di un anno e mezzo fa. I suoi principali profili giuridici, spiega la nota, avrebbero dovuto essere integrati o quanto meno accordati alle nuove norme sul trattamento dei dati in rete, presentate in gran fanfara dalla Commissione a inizio 2012 e attualmente in discussione al Parlamento europeo. In tal modo la fattispecie di applicazione dell’intera legislazione doveva essere allargata a tutti gli operatori della rete, accomodando così una richiesta di lungo corso.
Invece, dicono Gsma Europe e Etno, la faccenda ha assunto una piega ben più controversa: a breve potrebbero essere in vigore due “divergenti” normative parallele. Con un evidente “svantaggio competitivo per le Telco”. Quest’ultime verrebbero di fatto a trovarsi impigliate in un doppio regime di regole, in alcune parti contraddittorio. E sconterebbero un ulteriore onere in quanto sottoposte a quelle norme sul traffico e la localizzazione dei dati previste dalla direttiva ePrivacy che, al contrario, “non coprono tutti gli altri attori anche laddove essi offrono servizi equivalenti”.
La proposta di regolamento dell’Esecutivo di Bruxelles finisce quindi per lasciare irrisolti “i tanti problemi originati dall’asimmetria tra regole applicate agli operatori delle telecomunicazioni in un caso e quelle sugli Over-The-Top dall’altro”. Una constatazione sufficiente a ridestare i mai sopiti malumori degli operatori delle telecomunicazioni al cospetto di quella che considerano come una diminutio regolamentare nella competizione sempre più serrata con Ott e altre compagnie che operano su internet. “Ha poco senso continuare a colpire un particolare settore – protestano Etno e Gsma Europe – mentre la partita include un ben più ampio spettro di attori che gestiscono e processano grossi volumi dati personali”. Anche perché “di fronte ad un contesto di competizione globale la coesistenza della direttiva ePrivacy con le nuove regole appare incompatibile con gli sviluppi tecnologici e la neutralità del servizio offerto”. Senza contare che le ricadute saranno accusate anche dai consumatori. I quali, visti i differenti regimi applicati, esperirebbero regole “incoerenti” nell’utilizzo di servizi identici.
Di qui la proposta delle due federazioni: “Idealmente le norme sull’ePrivacy dovrebbero essere assorbite per intero nel nuovo regolamento”. Un’operazione che sotto il profilo legale si preannuncia alquanto complicata per via della differente natura delle due normative (direttiva vs regolamento). E che comporterebbe comunque “un nuovo e lungo processo legislativo nel quale sarebbero coinvolti diversi attori (il prossimo Parlamento europeo e la Commissione europea che si costituiranno nel 2014)”. In breve, si tratta di uno di quei rompicapi legali di cui il diritto comunitario ha negli anni saputo offrire una ricca casistica. Qualcuno, a dire il vero, lo aveva profetizzato in tempi non sospetti.
Commentando in gennaio la presentazione del nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati il presidente dell’Istituto italiano per la Privacy, Luca Bolognini, aveva osservato che “c’è il rischio di scrivere una legge europea che farà la felicità di noi avvocati e ricercatori, senza tuttavia tenere in conto l’applicabilità concreta delle regole e delle tutele da parte di enti e aziende e nell’interesse dei cittadini”.