IL PRESSING DEL GOVERNO

Guerra: “O Telecom è della partita o salta il piano ultrabroadband”

Il consigliere di Renzi: “Al massimo due mesi per decidere”. Il nodo è la partecipazione del gruppo guidato da Patuano in Metroweb. Ma TI sembra irremovibile: disposti a entrare, ma solo col 51% sin dall’inizio

Pubblicato il 12 Mar 2015

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Si scalda la partita della banda ultralarga. E il governo va in pressing su Telecom Italia, consapevole che senza il know-how e le tecnologie dell’ex incumbent il piano varato dal Cdm la scorsa settimana rischia di arenarsi ancor prima di partire. In questo senso vanno lette le parole Andrea Guerra, ex Ad di Luxottica e ora consigliere strategico del premier Matteo Renzi per la politica industriale, sul ruolo di leadership che può giocare la compagnia di Patuano.

“O facciamo la banda larga con Telecom nelle prossime 4/8 settimane o non ce la si fa – ha detto, intervistato a Mix 24 di Giovanni Minoli su Radio 24 – Io spero di nuovo che l’incumbent, che il leader, Telecom Italia sia assolutamente il player protagonista in questa cosa. È possibile? Lo andiamo a capire. Io penso che sia importante, è il leader, è italiana”. In questo contesto alla domanda sui tempi, Guerra ha risposto “o questa cosa riesce a decollare nelle prossime 4/8 settimane, o non ce la si fa”.

Ma Telecom ha altre intenzioni. L’ex incumbent ha ripetuto a più riprese di volere andare avanti da solo, pur in sinergia con quanto previsto dal piano banda ultralarga, ma soprattutto senza entrare in una newco con altre telco in campo: è questione di governance ma anche di business. Lo ha ribadito a gran voce l’Ad di TI, Marco Patuano, in occasione della presentazione annuale dell’Organo di Vigilanza sulla parità di accesso alla rete Telecom: “Sulla rete, sul fatto che andiamo avanti da soli lo abbiamo dimostrato da un anno. Non c’è nessuna ipotesi di lavoro su percorsi societari sulla nostra rete diversi dai nostri investimenti”.

Il lavoro, invece, i vertici di Telecom lo stanno facendo per acquisire il controllo di Metroweb, la società che potrebbe fungere da veicolo per lo sviluppo delle Ngn in Italia. Telecom Italia ne vuole subito il 51% di Metroweb e respinge quindi al mittente la proposta del presidente di Cdp, Franco Bassanini, per un ingresso con una quota inizialmente di minoranza. Secondo quanto riportato da Repubblica la proposta era stata già rigettata dal cda del gruppo Tlc nel cda del 19 febbraio poiché Telecom Italia è assolutamente refrattaria all’ipotesi condominio e ha fortemente bisogno di controllare il 51% di Metroweb fin da subito perché la rete rappresenta il suo core business che deve essere consolidato nel gruppo.

L’Ad di Telecom, Marco Patuano, nei suoi incontri con Bassanini ha provato a proporre una road map degli investimenti, una sorta di cronoprogramma deciso di comune accordo, pur di ottenere il 51%. Ma la risposta è stata negativa e lì si sono rotte le trattative con Telecom. Al momento le posizioni sembrano ancora molto distanti, mentre qualche passo avanti dovrebbe essere fatto con gli altri operatori, Vodafone e Wind che in questi giorni dovrebbero esplicitare meglio le loro intenzioni per un eventuale ingresso in Metroweb. E il rischio di procedere su un doppio binario è ogni giorno più consistente.

Nel dettaglio il presidente di Cdp Franco Bassanini ha proposto un newco in condominio che cresca intorno a Metroweb e che si occupi di realizzare la nuova rete per la banda ultralarga da affidare in maggioranza a Telecom Italia, ma solo dopo che sia stato completato il piano di investimenti.

Secondo Bassanini “se la rete fosse partecipata da tutti con un piano di investimenti concordato, adeguate garanzie di parità di trattamento e a maggioranza di Telecom potrebbe funzionare”. D’altra parte il presidente di Telecom, Recchi, ha già parlato chiaro asserendo che i “condomini” non vanno bene. Bassanini, dal canto suo, ha puntato l’indice anche sui problemi di Antitrust che provocherebbe l’acquisto del 51% di Metroweb da parte di Telecom. “Come è noto abbiamo offerto a Telecom l’ipotesi di entrare in Metroweb, partecipata da Cdp e F2i. Ma l’antitrust accetterebbe che Telecom, l’incumbent, acquistasse la maggioranza dell’unico operatore di rete neutrale che oggi offre fibra in condizioni di assoluta parità di accesso? lo farebbe nel momento in cui il nuovo piano di investimenti non è ancora stato realizzato, con il rischio che Telecom possa operare per frenarlo?”.

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