È partita la missione Apollo di HP. All’evento Discover in corso in queste ore a Las Vegas l’azienda di Palo Alto che quest’anno compie 75 anni si regala una nuova famiglia di server ad alta performance (Hpc) che non fanno compromessi tra potenza ed efficienza energetica. La linea di supercomputer Apollo è basata su processori Intel e offre secondo HP fino a quattro volte la capacità di un rack standard di server, ma con dimensioni più contenute per risparmiare la costosa superficie dei datacenter, e in una maniera più efficiente da un punto di vista energetico. La serie Apollo 6000 utilizza un sistema di raffreddamento ad aria che consuma il 46% in meno dell’energia utilizzata da server blade tradizionali mentre la versione alto di gamma Apollo 8000 è un vero e proprio supercomputer raffreddato ad acqua capace di performance altamente competitive rispetto ai computer ad alta performance attualmente sul mercato.
Assieme alla nuova generazione di server che, secondo Antonio Neri, vicepresidente senior e general manager italo-argentino della linea server e networking di HP, aprono una nuova era nel settore dell’Hpc, l’azienda californiana ha presentato anche varie novità per quanto riguarda le soluzioni ConvergedSystems e gli strumenti per la gestione delle reti definite dal software (Software defined networking) e i sistemi di storage.
L’accento della giornata di HP è però stato sicuramente sulla linea Apollo e soprattutto sui supercomputer raffreddati ad acqua. HP è la prima ad aver realizzato un sistema con raffreddamento a liquido, un migliaio di volte più efficiente del tradizionale raffreddamento ad aria ma mai sperimentato prima a questo livello per timore di cortocircuiti provocati da perdite di liquido. Invece HP ha scommesso sulla capacità di innovare in un settore molto competitivo come quello dei supercomputer in cui occupa una posizione particolare: se infatti il 50% dei 500 sistemi più potenti al mondo sono basati su architetture progettate da HP, le prime posizioni sono solitamente occupate da IBM e da pochi supercomputer prodotti su misura per applicazioni specifiche. Il primo realizzato da HP in collaborazione con la giapponese Nec a fare capolino nella lista è usato in Giappone ed è alla posizione numero 11. Per conquistare la vetta o quantomeno la top ten (un posizionamento che assicura un ritorno non solo di immagine ma anche di mercato molto consistente, assicurano gli ingegneri di HP) la azienda californiana deve dimostrare di poter offrire potenza, risparmio energetico e capacità innovativa che i concorrenti non sono in grado di mostrare. Secondo Neri, la nuova linea Apollo e in particolare la serie 8000 ha le caratteristiche adeguate per offrire questa chance ad HP.
Il design dei rack, gli armadi che contengono i singoli componenti del sistema di server, di Apollo 8000 offrono fino a 144 posizioni disponibili per altrettanti server e creano un sistema capace di generare quattro volte la potenza di un sistema comparabile raffreddato ad aria: questo significa risparmiare 3800 tonnellate di CO2 all’anno per datacenter, grazie anche alla possibilità di sfruttare assieme ai processori Intel anche la potenza di calcolo delle schede video Amd e Nvidia. I sistemi Apollo 6000 e Apollo 8000 sono disponibili a partire da questa settimana con prezzi a richiesta che cambiano in maniera sensibile a seconda delle configurazioni richieste.
Tra i primi annunci di questa nuova edizione dell’evento Discover è stato presentato anche un nuovo sistema di gestione degli ambienti server per le infrastrutture convergenti Hp OneView che permette di gestire tutte e tre le aree del centro di calcolo: server, storage e networking, e che grazie all’utilizzo di standard aperti permette di offrire compatibilità anche con componenti di altri fornitori. L’area dei ConvergedSystems è nata circa un anno fa e da allora ha visto una crescita significativa sul mercato, grazie alla richiesta di sistemi per la progettazione e il deployment semplificato di infrastrutture di datacenter: come spiega al Corriere delle Comunicazioni Tom Joyce vicepresidente e general manager della business unit ConvergedSystems di HP Enterprise Group, “la velocità del business di oggi richiede tempi serratissimi: dall’ordine alla messa in produzione di una ConvergedSystem passano non più di 30 giorni a meno che non siano richieste particolari operazioni dal punto di vista dell’integrazione degli applicativi software”. Secondo Idc si tratta di un mercato che cresce del 30% all’anno e che vale 4,5 miliardi negli ultimi 12 mesi, con proiezioni di 18 miliardi di dollari nei prossimi tre anni. “Un mercato molto grande – conclude Joyce – nel quale vediamo che i due terzi delle aziende che comprano sono interessate non soltanto alla tecnologia ma soprattutto alla gestione e alle certificazioni come Sap Hana che abbiamo per primi sul mercato”.