I RISULTATI

Huawei, conti record. De Vecchis: “Governo italiano non ceda a pressioni”

Nessun impatto, per ora, dal ban Usa. Fatturato in crescita del 23,2% a 58,3 miliardi di dollari. Distribuiti 118 milioni di smartphone (+24%) e siglati 50 contratti commerciali 5G, di cui 28 in Europa

Pubblicato il 30 Lug 2019

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Huawei ha messo a segno una semestrale col vento in poppa: da gennaio a giugno 2019 il fatturato è cresciuto del 23,2% a 400 miliardi di yuan (58,34 miliardi di dollari) e le vendite di smartphone sono in aumento del 24% a 118 milioni di unità. L’anno scorso nel primo semestre la crescita del fatturato di Huawei era del 15%.

Il bando degli Stati Uniti non scalfisce dunque il business dell’azienda cinese di apparecchiature di rete e dispositivi di telecomunicazione – tanto che Forbes definisce le performance del primo semestre “stellari”. Ma per qualche analista restano i dubbi sulla capacità di sostenere questi ritmi crescita nel prossimo futuro. Molto dipende dall’evoluzione del bando negli Usa e dall’atteggiamento dei paesi europei, che il presidente americano Donald Trump ha più volte invitato a allinearsi sulla messa al bando il vendor cinese, accusato da Washington di rappresentare un rischio per la cybersicurezza.

In Italia il presidente di Huawei Italia, Luigi De Vecchis, ha sottolineato che il decreto che rafforza il Golden Power, allargato al 5G, rappresenta “una risposta d’emotività legata ai rapporti con gli Usa”, ma “il governo italiano non può dipendere da pressioni di questo tipo, perché è in gioco lo sviluppo del paese”. Parlando con la stampa a Milano, De Vecchis ha detto che ogni ritardo sul  5G “avrà un grosso impatto sulla trasformazione di questo paese”.

Al momento però per Huawei le operazioni procedono senza intoppi, come ha chiarito il presidente globale di Huawei, Liang Hua. “Grazie a una gestione efficace e prestazioni eccellenti secondo tutti gli indicatori finanziari, l’attività di Huawei si è confermata solida nella prima metà del 2019”, si legge in una nota ufficiale del vendor di Shenzhen.

I risultati di Huawei sono puntellati, osservano gli analisti, dalla resilienza mostrata in Europa, dove le vendite di smartphone tengono e dove sono stati firmati 28 contratti per le attrezzature di rete 5G. I risultati del colosso di Shenzhen sono ovviamente sostenuti anche dal dominio in Cina: il 38% del mercato smartphone cinese è controllato da Huawei, come confermano i dati diffusi dalla società di ricerche Canalys.

Nel dettaglio il report semestrale svela che il fatturato del primo semestre 2019 relativo alle vendite del Carrier Business Group di Huawei ha raggiunto 21,3 miliardi di dollari, con una costante crescita nella produzione e spedizione di apparecchiature per reti wireless, trasmissione ottica, comunicazioni dati, It e prodotti correlati. Ad oggi, Huawei ha sottoscritto 50 contratti commerciali 5G e consegnato oltre 150.000 stazioni base nei mercati di tutto il mondo.

L’Enterprise Business Group di Huawei è cresciuto ulteriormente registrando un fatturato pari a 4,59 miliardi di dollari. Huawei continua ad arricchire il proprio portafoglio Ict in più settori, tra cui cloud, intelligenza artificiale, reti campus, data center, Internet of Things ed elaborazione intelligente dei dati. “Huawei rimane un fornitore di fiducia per i clienti della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici, nonché per i clienti nei settori commerciali come finanza, trasporti, energia e nell’industria automobilistica”, sottolinea la nota per i media.

In ambito Consumer, nel primo semestre dell’anno, Huawei ha generato un fatturato pari a 32,1 miliardi di dollari. Le spedizioni di smartphone Huawei (inclusi i telefoni Honor) hanno raggiunto i 118 milioni di unità e si è registrato un incremento del 24% anno su anno anche nelle spedizioni di tablet, Pc e dispositivi indossabili. Huawei sta iniziando a espandere il proprio ecosistema di dispositivi per offrire un’esperienza utente sempre più fluida e intelligente. Ad oggi, l’ecosistema Huawei Mobile Services conta più di 800.000 sviluppatori registrati e oltre 500 milioni di utenti in tutto il mondo.

“Il fatturato è cresciuto rapidamente fino a maggio”, ha detto Liang. “Grazie alle solide basi che abbiamo posto nella prima metà dell’anno, continuiamo a registrare una crescita anche dopo esser stati inseriti nella black list Usa. Questo non vuol dire che non ci saranno difficoltà che potrebbero influenzare il nostro ritmo di crescita nel breve termine”. Il presidente ha aggiunto: “Manterremo la rotta: siamo pienamente fiduciosi in ciò che il futuro ha in serbo per noi e continueremo a investire come previsto. Quest’anno investiremo un totale di 17,45 miliardi di dollari in attività di ricerca e sviluppo. Affronteremo queste sfide e siamo sicuri che Huawei entrerà in una nuova fase di crescita quando avrà superato questo periodo”.

Secondo Canalys, nel secondo trimestre 2019 le vendite di smartphone Huawei sono balzate del 31% anno su anno, pari a 37,3 milioni di unità distribuite. Canalys sottolinea che il risultato di Huawei si deve alle prestazioni in Cina, dove il vendor è cresciuto nonostante la contrazione del 6% del mercato di riferimento e ha rosicchiato quote ai concorrenti (Oppo, Vivo, Xiaomi, Apple, tutti in flessione), grazie a un marketing che presenta Huawei come una scelta “patriottica”. Adesso il 64% delle vendite di smartphone di Huawei viene realizzato in Cina: un punto di forza, che potrebbe essere ulteriormente puntellato dalla commercializzazione dei nuovi modelli 5G, e al tempo stesso un potenziale tallone d’Achille per l’azienda, perché il vendor è fortemente dipendente dal mercato nazionale.

Negli Stati Uniti, il futuro per il business di Huawei sarà chiarito il 19 agosto. Dopo l’inserimento nella “entity list” del dipartimento del Commercio, Trump ha infatti garantito all’azienda cinese una tregua di tre mesi per evitare drastiche interruzioni dell’attività commerciale negli Usa. Il bando potrebbe essere ammorbidito, secondo gli ultimi segnali arrivati da Washington, ma non ci sono dettagli su come Trump e Huawei potrebbero trovare un compromesso.

Nei mesi scorsi il fondatore e Ceo di Huawei, Ren Zhengfei, solitamente lontano dai riflettori dei media, è intervenuto per difendere l’affidabilità della sua azienda ma anche per chiarire le possibili conseguenze dell’ostracismo dei paesi occidentali sul business degli smartphone e, soprattutto, delle attrezzature di rete. Huawei rischia di veder sparire 30 miliardi di dollari di ricavi potenziali e di doversi accontentare di crescita piatta per il 2019 e il 2020  a circa 100 miliardi di dollari. Ren ha anche criticato in Italia la Golden Power (la verifica sulla sicurezza specifica sui fornitori di reti extra-Ue), la cui discussione s’è arenata al Senato: se adottata “renderà complesso fare affari in Italia”, dove Huawei ha sostenuto forti investimenti con quote sulle reti e negli smartphone del 40-50%.

Le difficoltà ci potranno essere e potrebbero impattare il ritmo di crescita nel breve periodo”, ha ammesso il presidente Liang illustrando la semestrale ai media a Shenzhen. Le aree più a rischio sono “l’intelligent computing” e l’attività nei “server e nel segmento consumer sui mercati non cinesi”, secondo le dichiarazioni riportate da Forbes.

Huawei si sta già attrezzando per far fronte a un’esclusione definitiva dall’accesso all’Os Android e ai chip dei produttori occidentali: ha una sua produzione in house di modem per smartphone e sta lavorando sul sistema operativo proprietario “Hongmeng” in Europa e in altre nove paesi, tra cui Canada, Sud Corea, Nuova Zelanda e Cambogia, secondo i dati raccolti dal Wipo, l’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale.

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