Huawei al contrattacco degli Usa. In una conferenza stampa convocata a Shenzhen e trasmessa in streaming, lacompgnia cinese ha annunciato un’azione legale ad ampio raggio contro gli Usa contestando il bando (Sezione 889 del National Defense Act) ai suoi danni di accesso ai mercati americani per motivi legati alla sicurezza, incluse le obiezioni di essere un’arma di spionaggio nelle mani del governo di Pechino.
Huawei contesta l’incostituzionalità della Ndaa, la nuova legge sulla sicurezza del 2018 che vieta alle agenzie governative l’acquisto di prodotti Huawei. “La Sezione 889 si basa su numerose disposizioni false, non provate e non testate – ha spiegato Song Liuping, Chief Legal Officer di Huawei – Contrariamente alla premessa dello statuto, Huawei non è di proprietà, controllata o influenzata dal governo cinese. L’azienda ha un programma di sicurezza che ha evidenziato performance eccellenti e non è mai stata portata nessuna prova capace di dimostrare il contrario”.
Secondo la compagnia il Congresso degli Stati Uniti ha ripetutamente omesso di fornire prove a supporto delle restrizioni sui prodotti Huawei. “Siamo costretti a intraprendere questa azione legale come estrema soluzione – ha evidenziato Guo Ping, Rotating Chairman di Huawei – Questo divieto non solo è illegale ma limita anche Huawei ad impegnarsi in una concorrenza leale, danneggiando in ultima analisi i consumatori degli Stati Uniti. Attendiamo con impazienza il verdetto della Corte e confidiamo che andrà a beneficio sia di Huawei che del popolo americano”.
La causa è stata intrapresa in un tribunale distrettuale degli Stati Uniti a Plano, in Texas. Secondo la denuncia, la sezione 889 della Ndaa del 2019 non solo impedisce a tutte le agenzie governative statunitensi di acquistare apparecchiature e servizi Huawei, ma vieta anche loro di stipulare contratti o concedere sovvenzioni o prestiti a terzi che acquistano apparecchiature o servizi Huawei, senza alcun previo processo esecutivo o giudiziario. Ciò violerebbe il Bill of Attainder Clause e la Due Process Clause nonché i principi di Separazione dei Poteri sanciti dalla Costituzione degli Stati Uniti, perché il Congresso sta nello stesso tempo promulgando e facendo eseguire la legge, nonché tentando di formulare un giudizio.
“Huawei è orgogliosa di essere la società più aperta, trasparente e scrupolosa al mondo – ha sottolineato John Suffolk, Global Cyber Security & Privacy Officer di Huawei – L’approccio di Huawei cosiddetto ‘security by design’ stabilisce sia nelle fasi di sviluppo che di implementazione un livello di standard elevato che pochi possono eguagliare”.
Dal punto di vista di Huawei, le restrizioni Ndaa impediscono alla società di fornire le tecnologie 5G più avanzate ai consumatori statunitensi, ritardandone così l’applicazione commerciale e impedendo a sua volta di migliorare le prestazioni delle reti 5G negli Stati Uniti. Le regioni rurali e remote del Paese saranno costrette a scegliere tra finanziamenti governativi e prodotti di alta qualità ed economicamente convenienti. Ciò impedirà il processo di aggiornamento della rete, ampliando così il divario digitale. Ancora peggio, le restrizioni imposte a Huawei bloccheranno la concorrenza, obbligando i consumatori statunitensi a pagare prezzi più alti per prodotti di qualità inferiore.
Stime provenienti da fonti industriali dimostrano – i numeri li ha dati la stessa compagnia in conferenza stampa – che consentire a Huawei di competere consentirebbe una riduzione del costo dell’infrastruttura wireless tra il 15 e il 40%. Ciò farebbe risparmiare al Nord America almeno 20 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni.
“Se questa legge venisse messa da parte, come dovrebbe, Huawei potrebbe portare tecnologie più avanzate negli Stati Uniti e aiutarla a costruire le migliori reti 5G – ha detto Guo Ping – Huawei è disposta ad affrontare le preoccupazioni relative alla sicurezza del governo degli Stati Uniti. Rimuovere le restrizioni Ndaa darà al governo statunitense la flessibilità di cui ha bisogno per lavorare con Huawei e risolvere i reali problemi di sicurezza”.
Negli Usa, Huawei deve rispondere di 23 capi di imputazione formalizzati alla fine di gennaio scorso, che vanno dal furto di tecnologia alla violazione delle sanzioni all’Iran. Proprio le sanzioni all’Iran sono il principale capo d’accusa nei confronti della direttrice finanziaria del gruppo, Meng Wanzhou, arrestata a Vancouver il 1 dicembre scorso, su richiesta degli Stati Uniti, che ne chiedono l’estradizione.
L’annuncio dell’azione legale segue di poche ore l’apparizione in tribunale in Canada della direttrice finanziaria di Huawei. In aula l’avvocato di Meng, Richard Peck, ha espresso preoccupazioni di “motivazioni politiche” dietro la richiesta di estradizione della loro cliente, citando le dichiarazioni di dicembre scorso sul caso del presidente Usa, Donald Trump. L’udienza è stata aggiornata all’8 maggio prossimo: la decisione finale sull’estradizione negli Stati Uniti della dirigente di Huawei, spetterà al ministro della Giustizia canadese.
Intanto in Gran Bretagna sale l’attesa per la decisione su Huawei: entro marzo Londra dovrà decidere se mettere al bando le tecnologie cinesi dal roll out del 5G. Per Vodafone una eventuale estromissione costerebbe centinaia di milioni di sterline e rallenterebbe fortemente lo sviluppo delle reti di nuova generazione. La compagnia aveva sospeso l’uso dei componenti Huawei nelle reti in via di realizzazione in attesa che i governi avessero valutato la portata di eventuali rischi sulla socurezza.
Il Cto, Scott Petty, ha fatto sapere che le apparecchiature radio di Huawei sono state utilizzate in quasi un terzo delle 18.000 stazioni base del Regno Unito. “Se fossimo costretti a rimuovere Huawei dalla rete, avremmo bisogno di intervenire sul 32% delle stazioni base che attualmente usano Huawei per la radio e sostituire tutte quelle con la tecnologia di qualcun altro. E questo rallenterebbe di molto lo sviluppo del 5G”.