SPIONAGGIO INDUSTRIALE

Huawei, la “Canada Connection” non piace agli Usa

Gli strali del Congresso Usa nei confronti delle aziende cinesi non varcano i confini. Ottimi rapporti del premier canadese Stephen Harper con Pechino. Ma il conflitto Usa-Cina è ormai materia di campagna elettorale

Pubblicato il 11 Ott 2012

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La “Canada Connection” di Huawei non piace ai politici Usa, ma gli strali del Congresso Usa nei confronti di Huawei e Zte non varcano la frontiera. Il Canada accoglie a braccia aperte Huawei, che negli ultimi mesi, anche grazie agli ottimi rapporti del premier canadese Stephen Harper con Pechino, ha siglato due maxi contratti per l’upgrading dei netowrk di Bce, divisione di Bell Canada, e Telus, il secondo e terzo carrier canadese per numero di clienti. Lo scrive il Wall Street Journal, precisando che quest’anno Huawei ha aperto il nuovo quartier generale in in Ontario, con 300 dipendenti. Il centro di R&D di Ottawa ha ricevuto finanziamenti per 6,6 milioni di dollari dalle autorità dell’Ontario. Huawei ha incassato 400 milioni di dollari da aziende canadesi per lo sviluppo di attività nel paese.

Gli strali del Congresso Usa contro Huawei e Zte, che secondo Capitol Hill rappresenterebbero una minaccia per la sicurezza nazionale e un rischio di infiltrazioni e spionaggio politico all’interno dei confini americani, sono oggetto di campagna elettorale. I sostenitori di Barack Obama tentano addirittura di mettere in collegamento le attività dello sfidante Timm Romney con le aziende cinesi, sostenendo che attraverso Bain Capital, azienda che faceva capo allo sfidante repubblicano Romney, ci sia stato il tentativo di mediare a favore di Huawei per un’acquisizione negli Usa, poi andata a monte. Sale la febbre fra Usa e Cina in vista dell’Election Day e il clima fra Washington e Pechino, secondo il Financial Times, ricorda i tempi della Guerra Fredda. Pechino replica duramente, parlando di protezionismo Usa. Uno scontro, quello fra Usa e Cina sul terreno dell’economia, che secondo il quotidiano della City è legato ad una visione ormai superata, ferma agli anni ’50.

La crescente presenza di Huawei in Canada solleva preoccupazioni negli Usa. Secondo il Wall Street Journal, l’intelligence americana vede con sospetto l’espansione cinese in tutti i paesi alleati e i buoni rapporti del vicino canadese con Huawei spingono Washington a mettere in dubbio la capacità del Canada di sapersi difendere da cyberattacchi che potrebbero contagiare anche gli Usa.
I sospetti americani, rispediti al mittente da Pechino, sono foraggiati dalle testimonianze di ex manager di Nortel Networks, competitor di Huawei negli anni ’90 prima della bancarotta. Ma altre aziende a stelle e strisce, in particolare Ibm, sono finite nel mirino per aver aiutato l’azienda cinese ad espandere il suo business grazie a pesanti consulenze. Secondo il Wall Street Journal, non è un mistero che Ibm abbia collaborato per anni con Huawei, e non è certo l’unica società Usa che l’ha fatto. Fra gli altri anche Accenture, Boston Consulting Group, PricewaterhousCoopers, Mercer e Hay Group hanno fornito servizi e consulenze a Huawei per un totale di 400 milioni di dollari per migliorare i processi di gestione, sostiene l’azienda cinese.

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