LA STRATEGIA

Huawei punta 3 miliardi di dollari sull’Italia: via a 1000 assunzioni

Il budget del triennio 2019-2021: per l’R&S sul piatto 52 milioni di dollari, che serviranno anche a sostenere la nuova partnership con l’Università di Pavia. A settembre al via un roadshow dedicato a Smart city e 5G. Il ceo Thomas Miao: “Servono regole trasparenti e giuste sul golden power”

Pubblicato il 15 Lug 2019

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Investimenti per quasi tre miliardi di euro e mille nuovi posti di lavoro, più altri duemila previsti nell’indotto. Sono questi gli obiettivi di Huawei per il prossimo triennio in Italia. L’ha detto il Ceo della società nella Penisola, Thomas Miao, aprendo stamattina a Milano un evento dedicato all’annuncio di un accordo con l’Università di Pavia e di un roadshow su Smart city e 5G che prenderà il via nella seconda decade di settembre. Il manager ha anche presentato la sponsorizzazione della mostra “Leonardo mai visto”, di scena al Castello Sforzesco fino al 12 gennaio 2020.

Nello specifico, “il piano di spesa 2019-2021 prevede 1,2 miliardi di dollari in marketing e operations, 1,9 miliardi in acquisti di forniture e 52 milioni di dollari in Ricerca & sviluppo, per un totale di oltre 3,1 miliardi di dollari (2,75 miliardi di euro)”, ha precisato Miao. Parte di quei 52 milioni di euro sarà devoluta per l’appunto alla collaborazione con l’ateneo lombardo, che permetterà a Huawei di accedere ai giovani talenti che si stanno formando in microelettronica: i ricercatori del colosso cinese, che detiene un innovation center a Segrate (Mi), lavoreranno gomito a gomito con i ricercatori del mondo accademico nella cornice di una alleanza che avrà l’obiettivo di essere “trasformativa, planetaria e aperta”, ha detto il rettore dell’Università di Pavia Fabio Rugge. “Trasformativa, perché punterà non ad adattare o migliorare le tecnologie, ma a espanderle in modo visionario, in anticipo sui tempi, come dovrebbe fare qualsiasi università nel rispetto del proprio ruolo. Planetaria perché mai come in circostanze come questa, quando si sollevano problemi di strategia e geopolitica, il mondo accademico non può far semplicemente riferimento al territorio, ma all’umanità in generale. Aperta”, ha concluso il rettore, “perché le università non sono più il solo luogo dove si produce scienza: le imprese hanno sviluppato una capacità straordinaria di inventare e di proporre, e la collaborazione con il mondo del business è un tratto caratteristico del XXI secolo”.

Renato Lombardi, direttore del centro di ricerca di Segrate, specializzato negli ambiti dell’alta frequenza, del wireless e dei semiconduttori, ha aggiunto che il joint lab creato con l’Università prenderà vita in uno spazio da 200 mq affittati dentro l’ateneo che ospiterà dottorandi e personale Huawei. “Un investimento da 1,7 milioni di dollari che punterà soprattutto sul segmento tecnologico dei circuiti integrati, che sono un mattone fondamentale per la crescita del 5G”.

A proposito di 5G, il roadshow che partirà dopo l’estate coinvolgerà nell’ordine le città di Milano, Torino, Genova, Roma, Bari (dove, in concomitanza con Matera, è in corso il trial con Fastweb) per culminare a Cagliari, sede dell’altro innovation center Huawei dedicato alla Smart city. “L’iniziativa ha tre obiettivi”, ha spiegato Miao: “Comprendere meglio le esigenze e le aspettative dei cittadini sul fronte della sostenibilità e dell’efficienza, incontrare i partner sul territorio e dialogare con le istituzioni locali per la creazione di hub tecnologici che aiutino la formazione degli ecosistemi necessari a realizzare infrastrutture e soluzioni”.

A margine della conferenza, Miao ha anche affrontato il tema della regolamentazione sulle reti di ultima generazione, esprimendo innanzitutto perplessità sulle nuove tempistiche previste dal decreto approvato dei giorni scorsi relativo al golden power sul 5G. Il decreto ha portato da 25 giorni a un massimo di 165 giorni i tempi per una idonea valutazione dei rischi e possibili violazioni alla sicurezza nazionale. Secondo Miao, “non dovrebbe volerci così tanto tempo per l’approvazione” degli accordi tra i fornitori e gli operatori telefonici. Voglio chiedere regole efficienti, trasparenti e giuste sul golden power”, ha aggiunto. “Adesso il decreto si applica solo ai fornitori non europei. Dovrebbe essere rivolto a tutti, in quanto la tecnologia è neutrale e non legata a questioni geopolitiche: il golden power dovrebbe essere applicato a tutti i player”.

Rispondendo alle domande della stampa, infine, Miao ha garantito che l’attuale situazione di incertezza generata dalla spada di Damocle del ban imposto dall’amministrazione Trump non avrà conseguenze sulla forza lavoro occupata in Europa. Se negli Stati Uniti sarebbero infatti a rischio 850 lavoratori nell’ambito dell’R&D, i piani per il Vecchio continente sono completamente diversi: “Lo testimoniano gli annunci di oggi relativi agli investimenti in Italia”, ha rassicurato Miao, sottolineando che la scelta di ridurre la presenza in America è dettata puramente dai difficili rapporti con il governo e non dall’intenzione di diminuire le risorse in ricerca e sviluppo.

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