I RISULTATI

Huawei: crescita in stallo ma l’azienda assicura: “Trimestrale resiliente”

Il fatturato sale di appena l’1% contro il +39% di un anno fa. Pesano il “ban” americano e l’emergenza Coronavirus, ma è salda la tenuta del business. Il report del primo quarter presentato a Londra per celebrare 20 anni di attività in Europa

Pubblicato il 21 Apr 2020

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Brusca frenata per la crescita dei ricavi di Huawei: il colosso cinese delle Tlc ha registrato nel primo trimestre un incremento di appena l’1% delle revenue contro il +39% messo a segno nel primo trimestre del 2019. L’azienda di Shenzhen ha tuttavia definito la sua prestazione “resiliente” considerando la crisi innescata dal coronavirus, la messa al bando negli Stati Uniti e le tante difficoltà sul fronte della partecipazione alla costruzione delle reti 5G europee a causa del pressing di Donald Trump sui paesi alleati.

I ricavi totali del trimestre ammontano a 182,2 miliardi di yuan, circa 25,7 miliardi di dollari. Il margine di profitto netto nello stesso periodo è sceso al 7,3% contro l’8% di un anno prima. Huawei non ha fornito dati relativi all’utile netto né alle vendite di smartphone trimestrali.

L’azienda cinese ha presentato il report finanziario a Londra anziché nella sede centrale di Shenzen per celebrare i 20 anni di attività in Europa.

Una “prestazione resiliente”

“Il tasso di crescita è rallentato, ma questa è anche una prestazione resiliente di fronte sia all’inserimento nella entity list  (la lista delle imprese escluse dalle attività commerciali negli Usa, ndr) sia di fronte all’emergenza coronavirus che affrontiamo adesso”, ha dichiarato il vice presidente di Huawei, Victor Zhang.

Huawei è stata inserita a maggio scorso nella “lista nera” del dipartimento del Commercio Usa e questo limita la possibilità per le aziende americane di vendere prodotti e tecnologie alla casa cinese. Washington sostiene che le attrezzature di rete e i dispositivi di Huawei pongano rischi di sicurezza agevolando lo spionaggio di Pechino, accuse sempre respinte sia da Huawei sia dal governo cinese.

Zhang ha anche affermato che è difficile al momento valutare l’impatto del coronavirus sia nel breve che nel lungo termine.

La polemica sulle mascherine anti-Covid19

Zhang ha inoltre risposto alle critiche rivolte alla sua azienda riguardo alla donazione di mascherine in Europa – bollata dai media anglosassoni come “mask diplomacy”, ovvero una strategia per conquistarsi un ruolo nelle reti 5G europee dopo che molti paesi hanno messo in stand-by o escluso le forniture Huawei per la parte core delle nuove reti a causa di timori legati alla cyber-sicurezza.

Il vice presidente di Huawei ha replicato che la donazione di milioni di dispositivi di protezione personale in questa fase non ha niente a che vedere col business, ma è questione di corporate social responsibility.

Outlook positivo per gli utili 2020. “Ban” Usa permettendo

A fine marzo Huawei ha tagliato i target per i ricavi del 2020 ma continua a prevedere utile in crescita per il full year. Il taglio del target si è reso necessario a causa delle diffusione del coronavirus ma anche della campagna negativa messa in campo dalla Casa Bianca, ha detto l’azienda.

In un’intervista al Wall Street Journal, il ceo e fondatore del gruppo cinese, Ren Zhengfei, ha annunciato che la maggior parte dei lavoratori sono tornati in attività in Cina e che per quest’anno saranno aumentate le spese in ricerca e sviluppo di 5,8 miliardi di dollari per portarle a oltre 20 miliardi di dollari.

Nei prossimi mesi, però, rischiano di arrivare nuove restrizioni da parte degli Stati Uniti: Washington potrebbe vietare l’accesso a tecnologie con utilizzi non solo civili ma anche militari. La proposta è di introdurre ulteriori paletti agli acquisti da parte di aziende cinesi di prodotti dell’hitech americano, in particolare componenti ottiche, attrezzature per le comunicazioni via radar e semiconduttori.

Zhang ha replicato che nuove restrizioni non avrebbero nessun senso economico e che “Huawei vuole collaborare con tutte le aziende, tutti i partner e tutti i fornitori e questo include le imprese americane”.

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