“Non considerateci cinesi. Siamo una grande azienda internazionale che ha una presenza nella ricerca e sviluppo molto forte in Europa. Da questo punto di vista siamo anche europei, molto radicati nel continente”: è netto Jim Lou, presidente di Huawei North Eastern Europe. E probabilmente non a caso, anche perché, come conferma Renato Lombardi, l’italiano vice presidente della ricerca europea (oltre che alla testa del centro mondiale di competenza microwawe di Milano) Hawei ha intenzione di investire ancora in Europa nei prossimi anni sino a raddoppiare gli attuali 800 addetti impegnati in R&D.
È quanto è emerso oggi nel corso di un incontro con un gruppo di giornalisti europei tenutosi nei laboratori Huawei di Kista, il centro tecnologico alle porte di Stoccolma. Scelta logistica forse anche simbolica: non solo perché è proprio qui che nell’anno 2000 Huawei ha impiantato il suo primo centro di ricerca europeo, ma anche perché Stoccolma è l’hub del maggiore competitor di Huawei: la svedese Ericsson. E ad un’ora di aereo da qui c’è un altro big delle telecomunicazioni, pur se vive una fase stentata: NSN, Nokia Solution Networks, appena sorta dalle ceneri del defunto merger con Siemens.
La ricerca di Huawei in Europa è articolata in 13 centri sparsi un po’ in tutto il continente: Svezia, Finlandia, UK, Francia, Germania, Belgio, Irlanda e Italia. Attaccata a lungo dai competitor con l’accusa di battersi soprattutto sulla competitività di prezzo, Huawei ha risposto con un grande sforzo di investimento in R&D: “A livello globale abbiamo 70.000 ingegneri che lavorano nella ricerca e nello sviluppo di nuovi prodotti. Investiamo ogni anno almeno il 10% delle nostre revenues in ricerca”, chiosa Lu.
Un concetto ribadito anche da Lombardi: “Lo scorso anno l‘investimento è salito addirittura oltre il 13%; siamo uno dei maggior investitori in R&D nell’intero settore dell’Ict. E il nostro investimento in ricerca continuerà a crescere anche in futuro: è raddoppiato fra 2010 e 2013 e ci aspettiamo che raddoppierà nuovamente nei prossimi cinque anni”.
In un settore come quelle delle telecomunicazioni che sembra destinato alla concentrazione, piò sorprendere la decisione di Huwei di avere puntato, al contrario, ad una organizzazione diffusa dei propri centri di ricerca.
“L’idea di creare una rete articolata di centri di ricerca, ciascuno con una propria specifica focalizzazione nasce dalla necessità di essere vicini ai nostri clienti, per capire le loro esigenze e lavorare meglio con loro – spiega Lombardi – E poi in questa maniera abbiamo potuto localizzare le diverse operazioni di ricerca in siti che già offrono un ecosistema favorevole, infrastrutture adeguate, presenza di talenti esperti, legami con università ed istituti di ricerca”. Oltre che, aggiungiamo noi, a mettere piede in buona parte di quella costellazione di Paesi di cui è fatta l’Europa.