“Il perdurare di questa situazione potrebbe compromettere l’insieme del sistema di sviluppo delle comunicazioni e dell’occupazione del nostro Paese”. Iliad finisce nel mirino dei sindacati. E Slc Cigil, Fistel-Cisl e Uilcom Uil hanno deciso di fare fronte comune chiedendo un incontro non solo al ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, per “competenza” sulla questione, ma anche al titolare degli Interni Matteo Salvini, considerate le questioni di sicurezza in ballo.
“Chiediamo al Ministero del lavoro e dello Sviluppo Economico, nonché per la parte di sicurezza nazionale al Ministero degli Interni di aprire una istruttoria per verificare le condizioni di lavoro, il rispetto degli impegni che Illiad avrebbe dovuto osservare a seguito dell’autorizzazioni delle Authority e delle leggi dello stato in materia di sicurezza pubblica”, si legge nella nota congiunta a firma delle tre sigle sindacali. “Sono trascorsi pochi mesi dall’entrata nel mercato delle Tlc mobili del quarto operatore e puntualmente si stanno manifestando tutte le preoccupazioni e le contraddizioni che le organizzazioni sindacali avevano denunciato nel momento della fusione tra Wind ed H3G. Il Commissario Europeo alla concorrenza e al mercato Margrethe Vestager, per autorizzare l’operazione di fusione, aveva imposto l’entrata sul mercato italiano di un quarto operatore, appunto Illiad. Il mercato della telefonia mobile, come denunciato, aveva già scontato una ipercompetizione ed un quarto operatore avrebbe continuato a distruggere una parte significativa del valore del settore, tanto da non garantire alle imprese l’equilibrio tra investimenti e remunerazione del capitale con il rischio di un disimpegno che penalizzerebbe il Paese”.
Nel ricordare che le tariffe dei servizi di telefonia fissa e mobile, accesso a internet e servizi hosting in Italia sono tra le più basse di Europa, i sidacati evidenziano che “Illiad ha una struttura occupazionale di circa 200 dipendenti ed utilizza per la quasi totalità tecnologie e infrastrutture di altri operatori impegnati ad investire in banda ultralarga e servizi innovativi, con strutture di costi non paragonabili ad un’azienda “virtuale” come l’operatore low cost francese, mettendo a rischio la tenuta occupazionale dell’intera filiera delle telecomunicazioni”. Nessuna informazione – sottolineano i sindacati – è stata inoltre fornita dall’azienda in merito alla struttura occupazionale, al piano industriale e sulle tutele dei propri lavoratori né per quelli degli appalti, “pur applicando il Ccnl Ttlc che prevede una informativa al sindacato”.
Sotto i riflettori poi la modalità di vendita delle sim attraverso i Simbox (distributori automatici) che “pongono interrogativi sul rispetto delle norme in materia di sicurezza e in particolare delle norme sull’antiterrorismo internazionale – decreto legge 27 luglio 2005, n. 144”, si legge ancora nella nota congiunta.
In serata la replica dell’azienda: “Iliad ha creato in pochi mesi un indotto di circa 1.500 posti di lavoro in Italia, tra diretti e indiretti. L’azienda sta sviluppando la propria infrastruttura di rete su tutto il territorio nazionale, pertanto non è e non può essere definito come un operatore virtuale”, si legge in una nota. L’azienda inoltre ci tiene a puntualizzare che “Iliad si distingue da diversi altri operatori, perché fornisce assistenza agli utenti esclusivamente con strutture e personale localizzati in Italia” E sulla questione dei distributori automatici: “Iliad ribadisce di essere conforme alla normativa sulla sicurezza e di verificare e convalidare l’identità di ogni acquirente come condizione indispensabile e precedente all’attivazione delle sim.”