Per la crescita con il digitale in Italia – dove il 34% dei cittadini non ha mai usato Internet (EU 21%), ci sono 6 computer ogni 100 studenti (EU 16) e il 5% delle imprese vendono on-line (UK 20%, Francia 11%) – è fondamentale incentivare una strategia di “service adoption” tramite progetti strategici nazionali di educazione, stimolo, trasformazione. Siamo in ritardo su sviluppo e adozione dei servizi per i cittadini e per le imprese. Abbiamo il 99% di copertura in banda larga ma solo il 23% di penetrazione del servizio. Peggio ancora la banda ultralarga, con il 21% di penetrazione (contro 62% della media europea) e meno dell’1% di penetrazione dei servizi.
Occorre accelerare sui progetti cardine guidati dall’Agid, lanciati da Francesco Caio, che vanno nella direzione giusta ma soffrono di lentezze di execution. La regolamentazione poi deve affrontare l’Internet governance, in ottica sovranazionale per affrontare ad esempio il tema degli over-the-top. Va risolto il problema della parità di obblighi tenendo conto anche degli investimenti effettuati. Gli incentivi pubblici per lo sviluppo delle reti vanno aumentati e ben pianificati, concentrandosi su pochi progetti strategici, con un forte coordinamento nazionale. Ci sono infine regole pro-sviluppo fondamentali per lo sviluppo del digitale e delle reti, che non trovano una soluzione da anni.
Spesso i conflitti tra ministeri o altri impedimenti hanno ostacolato le soluzioni. Mi riferisco per esempio ai limiti elettromagnetici per i siti mobili – troppo penalizzanti rispetto all’Europa, che rallentano lo sviluppo del 4G – e alle regolamentazioni per gli scavi a favore delle reti di accesso a banda ultralarga. Le misure dello Sblocca Italia sono sicuramente positive e vanno nella giusta direzione; tuttavia occorre migliorare nell’esecuzione dei piani e nell’attuazione concreta delle leggi. Questo darebbe un formidabile impulso alla crescita economica e allo stesso tempo rilancerebbe il settore delle Tlc italiano che ha perso quasi 9 miliardi di euro negli ultimi 5 anni (-17%), con la prospettiva di un 2014 anch’esso negativo.
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