Sarà sempre più chip shortage nell’era dell’Ai: i produttori di semiconduttori si aspettano che la domanda aumenti del 15% entro il 2026, ma le organizzazioni a valle – le aziende che si affidano a semiconduttori per i loro prodotti o servizi – si aspettano che la domanda cresca del 29%, trainata dalla richiesta di chip avanzati per le tecnologie di intelligenza artificiale, come si legge nel nuovo rapporto del Capgemini Research Institute “The semiconductor industry in the Ai era”.
Il report, basato su un sondaggio di 250 dirigenti dell’industria dei semiconduttori in Asia-Pacifico, Europa e Nord America, e un altro sondaggio su 800 dirigenti a valle di dieci settori, sottolinea che questo boom della domanda si deve, in gran parte, al crescente uso dell’Ai e dell’Ai generativa. Queste tecnologie hanno bisogno di chip specifici, le unità di elaborazione neurale (Npu) e le unità di elaborazione grafica ad alte prestazioni (Gpu), per gestire grandi quantità di dati e calcoli complessi.
Il report evidenzia che, mentre nei prossimi 12 mesi si prevede un aumento della domanda di chip per Ai, chip personalizzati e chip ad alta capacità di memoria, l’industria dei semiconduttori deve cogliere nuove opportunità, come design innovativi, metodi di fabbricazione sostenibili e investimenti in approvvigionamento interno e nearshoring per rafforzare la stabilità.
Chip, con 5G, IoT ed Ai è boom di domanda
L’adozione della Gen Ai e di tecnologie emergenti come 5G, IoT, veicoli autonomi, realtà aumentata e virtuale ed edge computing sta aumentando la necessità di chip più potenti, efficienti e personalizzati. Infatti, quasi tre aziende dei semiconduttori su cinque dichiarano che Ai generativa, 5G e altri protocolli di comunicazione di nuova generazione stanno influenzando la loro strategia.
Ma, mentre il 39% degli operatori del settore dei semiconduttori si aspetta che l’Ai generativa guiderà la domanda di chip personalizzati nei prossimi due anni, l’81% delle industrie a valle prevede un aumento della domanda del 21% già nei prossimi 12 mesi.
Questa elevata domanda fa temere ad oltre la metà delle organizzazioni che dipendono dai chip – telco incluse – che l’offerta possa non riuscire a soddisfare le loro esigenze. Le preoccupazioni spesso derivano da incertezze sull’affidabilità della catena di approvvigionamento, soprattutto a causa delle tensioni geopolitiche, della capacità delle fabbriche e delle necessità di personalizzazioni. Meno di tre aziende su dieci ritengono che l’offerta di chip sia sufficiente. Di conseguenza, una su tre sta progettando i propri chip o sta considerando questa opzione per ottenere un migliore controllo sulle loro catene di approvvigionamento e disegnarsi le necessarie personalizzazioni.

Produttori di chip: friendshoring e investimenti in Usa e Ue
La ricerca di Capgemini ha anche rilevato che solo due aziende su cinque della filiera dei semiconduttori sono fiduciose nella resilienza delle loro catene di approvvigionamento. Per migliorare la stabilità e ridurre la dipendenza da singole regioni, le aziende dei semiconduttori si stanno concentrando sull’onshore e sul “friendshoring”, ovvero l’utilizzo di supply chain in paesi che sono alleati geopolitici. Infatti, i player del settore si aspettano che l’approvvigionamento nazionale aumenti del 17% nei prossimi due anni.
Inoltre, il 74% prevede di investire di più negli Stati Uniti e il 59% nell’Ue, in gran parte grazie al sostegno dei recenti aiuti dei governi (come il Chips Act in Ue, o la legge sui chip Usa).

Tuttavia, l’Ai non rappresenta solo un rischio: i progressi tecnologici spingono anche l’industria dei semiconduttori ad innovare in diverse aree per tenere il passo con la legge di Moore, in particolare nella progettazione, nella produzione e nell’imballaggio.
La sicurezza hardware rimane una priorità assoluta, con investimenti significativi nella progettazione sicura di chip, nella crittografia basata su hardware e nelle tecnologie root of trust (RoT). Ci sono anche progressi costanti nell’integrazione di software e hardware per creare soluzioni per semiconduttori più adattabili e programmabili, indicate come softwarizzazione dei semiconduttori, anche se il potenziale di monetizzazione di questa offerta non è ancora chiaro.
Ue, nasce la “Coalizione dei volenterosi” sui semiconduttori
Intanto in Europa nasce la “Coalizione dei volenterosi” sui semiconduttori, un’alleanza strategica tra Stati membri dell’Ue che si pone l’obiettivo di rafforzare l’industria europea dei chip e promuovere un nuovo approccio comune per la competitività del settore. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è intervenuto a Bruxelles, a margine del Consiglio Competitività, alla tavola rotonda che ha dato vita alla coalizione.
Al centro del dibattito il documento di indirizzo presentato dall’Italia insieme ai Paesi Bassi e ad altri Stati membri, lo scorso 21 gennaio. Il testo rappresenta la base per definire il futuro Chips Act 2.0, sul quale la Commissione europea si è impegnata a lavorare con l’obiettivo di adottarlo entro il 2026. Il documento propone una serie di azioni concrete per rendere più competitive le imprese del settore, a partire dai grandi player industriali europei come la multinazionale italo-francese STMicroelectronics e l’olandese Asml.
“Attraverso la collaborazione con gli altri Stati membri, vogliamo costruire un ecosistema europeo solido e competitivo lungo l’intera filiera dei semiconduttori, riducendo le dipendenze esterne e rafforzando la nostra autonomia strategica”, ha dichiarato il ministro Urso nel suo intervento.
Urso ha ricordato come l’Italia sia oggi al centro di un piano di investimenti nel settore pari a oltre 9 miliardi di euro conseguiti nel 2024, con interventi significativi come quello di Silicon Box a Novara per 3,2 miliardi di euro e il progetto da 5 miliardi di STMicroelectronics a Catania, oltre ad altre iniziative che prevedono insediamenti in Piemonte, Emilia-Romagna e Sicilia.
Nel corso del suo intervento Urso ha evidenziato, inoltre, il lavoro svolto nell’ambito della Presidenza italiana del G7, sottolineando che, nelle Ministeriali Industria da lui presiedute, è stata promossa la nascita di un punto di contatto permanente tra i Paesi del G7 dedicato ai semiconduttori per lo scambio di informazioni e la condivisione delle migliori pratiche finalizzate alla resilienza del settore – un modello di cooperazione che la “Coalizione dei volenterosi” punta ora a replicare anche all’interno dell’Unione europea.
“L’Europa deve giocare un ruolo da protagonista nella nuova geopolitica industriale dei semiconduttori”, ha concluso Urso, “Un coordinamento tra Paesi dell’Unione è fondamentale per garantire la sovranità tecnologica e la competitività del nostro continente”.