IL REPORT MEDIOBANCA

Il Covid si abbatte sulle Tlc italiane: ricavi a -8%

Gli operatori hanno reagito bene al forte aumento della domanda di servizi, ma i conti sono stati impattati dalla crescita dei costi e dall’appiattimento del fatturato legato alle offerte “in bundle”

Pubblicato il 22 Ott 2020

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La pandemia da Covid-19 e le conseguenti restrizioni agli spostamenti fisici hanno enfatizzato il ruolo delle telecomunicazioni a livello mondiale e rappresentato un vero stress test per il settore. Le telco hanno reagito bene all’emergenza in termini di servizio offerto, nonostante il traffico dati sia aumentato esponenzialmente. A farne le spese sono stati i conti economici degli operatori del settore gravati dall’aumento dei costi e dall’appiattimento dei ricavi per via del modello di offerta “in bundle” ormai ampiamente diffuso.

A scattare la fotografia l’indagine annuale sul settore di Mediobanca che censisce i maggiori gruppi mondiali con fatturato superiore a  10 miliardi di euro negli anni 2015-2019. Il focus contiene appunto un approfondimento sugli effetti del Covid-19 nei primi 6 mesi del 2020.

La situazione italiana

In Italia nel primo semestre 2020 i ricavi aggregati dei principali operatori sono scesi dell’8%, con la rete mobile complessivamente in minore affanno (-6,5%). Il fatturato nei servizi mobili dei primi 3 operatori (Tim, Wind Tre e Vodafone) diminuisce di circa  500 mln. Altalenante l’andamento del fatturato: cresce velocemente Iliad (+132 mln; +74,6%), in aumento Fastweb (+5,3%), in calo Wind Tre (-3,1%), Vodafone (-5,1%) e Tim (-13,7%).

Nonostante durante il lockdown si sia registrata un’impennata della connettività, l’Agcom prevede una contrazione dei ricavi del settore in Italia per l’intero 2020 tra il 6% e il 10%.

Nello scenario pre-Covid (dati 2019), secondo l’Agcom, il comparto delle telecomunicazioni rappresentava l’1,67% del Pil e il 2,42% della spesa delle famiglie. Prosegue il trend negativo dei ricavi complessivi, scesi a 29,8 mld nel 2019 (erano 42,2mld nel 2010), in calo del 4,4% sul 2018. Il fisso (16,2mld; -1,7% sul 2018) limita la contrazione mentre il mobile (13,7mld; -7,3%) è in maggior difficoltà.

Tim (attività italiane) è prima per fatturato (13,1mld; -5,5% sul 2018) davanti a Vodafone (5,7mld; -5,2%) e Wind Tre (5,1mld; -6,5%). Escludendo le start-up (Iliad e Open Fiber) e le più piccole Eolo e Linkem, nel quinquennio Fastweb è l’unica a crescere (+27,8%i ricavi), con investimenti industriali superiori alla media italiana. Wind Tre è l’operatore con la più elevata redditività (ebit marginal 17,4%) seguita da Tim (16,5%), entrambe tornate all’utile nel 2019, non più appesantite da svalutazioni e oneri straordinari.

Gli effetti del Covid-19 sul tlc nel mondo

Nel primo semestre 2020 il fatturato aggregato dei 30 principali operatori mondiali è stato pari a 540,8 mld, in calo del 2% rispetto allo stesso semestre del 2019, con impatti più contenuti in Asia (-0,4% di ricavi a 220,7 mld) e più ampi nelle Americhe (-4,8% di ricavi a  172,3 mld), con l’Europa che registra un fatturato aggregato di 147,8 mld (-1,0%). In Europa, Deutsche Telekom domina la classifica con ricavi nell’1H2020 pari a 47,0 mld (+1,5%, su base omogenea, rispetto all’1H2019), seguita da Vodafone Group con  21,8mld (+1,5%), Telefonica  21,7 mld (-10%), Orange 20,8 mld (+1%), BT Group  11,9 mld (-5,3%) e Tim 7,8mld (-13,7%).

A livello globale, a fine 2019 gli Usa rappresentavano il mercato più ampio, con ricavi da servizi voce complessivamente pari a  294 mld, seguiti da Europa ( 215mld) e Cina (189mld). A quest’ultima, però, spetta la crescita maggiore nel quinquennio 2015-2019 (+21%).

In Europa il primo mercato è quello tedesco con 57,4 mld (+0,1% sul 2015), seguito da Regno Unito ( 37,3 mld), Francia (35,2 mld; -3,4%) e Spagna (30,1 mld, +13%) che nel 2019 ha scalzato l’Italia (29,8 mld, -6,2%). Sempre nello scorso anno i ricavi aggregati delle 30 principali telco mondiali sono cresciuti dello 0,8% sul 2018 e del 7,6% rispetto al 2015: un risultato modesto se paragonato al +84,8% segnato dai giganti del WebSoft.

La performance dei 10 big player europei delle telecomunicazioni è inferiore, con ricavi ancorati ai livelli del 2015. AT&T (161 mld nel 2019) si conferma prima nella classifica mondiale per ricavi, che vede nelle prime 17 posizioni 7 gruppi asiatici e 6 europei (con Tim 17esima). Seguono Verizon (117 mld) e la giapponese Ntt (98 mld). Deutsche Telekom domina invece la classifica in Europa (80,5mld).

La redditività industriale è rimasta stabile tra il 2015 e il 2019 a quota 15%. Per le telco europee l’ebit margin, sebbene in miglioramento di 100 b.p., è pari all’11,7%, a causa della forte concorrenza degli ultimi anni, come si evince dai prezzi in continuo ribasso dei principali servizi, specialmente in Italia.

In Europa, sul podio della redditività nel 2019 salgono: Telenor (ebit margin al 22,6%), Tim (16,9%) e Swisscom (16,6%). Tra i principali operatori internazionali Verizon può vantare i margini industriali più elevati (ebit margin al 23,4%), seguita dalla giapponese Kddi (19,8%). Sul fronte patrimoniale, Swisscom ha la struttura finanziaria più solida (debiti finanziari sul capitale netto al 106,9%) con Tim al 142,7% e Telenor agli antipodi (323%), seguita da Telefonica (234%) e Liberty G. (213,5%). A Tim spetta la migliore incidenza media degli investimenti industriali sul fatturato netto nel triennio 2017-19 con il 28,6%, grazie anche all’acquisto di frequenze per il 5G completato nel 2018.

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