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Il risveglio della politica sulla rete unica di Tlc

Il post di Beppe Grillo ha innescato una serie di reazioni a catena. Ma le posizioni sul “destino” di Tim e Open Fiber sono contrastanti anche in seno alla maggioranza di governo. Si troverà la quadra?

Pubblicato il 23 Giu 2020

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Il post di Beppe Grillo sulla rete unica di Tlc ha dato un improvviso sprint al dibattito politico sulla banda ultralarga. Tema che sarà all’odg del web summit Telco per l’Italia in programma il 25 giugno (CLICCARE QUI PER AGENDA E REGISTRAZIONE ).

Se la miccia accesa diventerà una “fiamma ardente” o si risolverà nell’ennesimo fuoco di paglia è ancora presto per dirlo. Anche perché le posizioni non convergono nemmeno in seno alla maggioranza di governo. Al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’idea di Grillo – accrescere la quota di Cdp in Tim fino al 25% per poi dare vita alla newco con Open Fiber – è sembrata “una buona idea”. E al netto delle accuse sullo stato di avanzamento dei lavori del Piano Bul, alle quali Open Fiber ha replicato con una luna e dettagliata nota, trovare la quadra sul da farsi, dopo un dibattito che va avanti da mesi, è auspicabile. Ma quale dovrà essere il modello di newco? Come sciogliere la questione della governance?

I 5Stelle, sull’onda del post di Grillo, annunciano una mozione al Parlamento: “È nostro dovere favorire l’innovazione, il progresso e la crescita economica facendo leva sul potenziale delle tecnologie Ict e favorendo lo sviluppo del mercato unico digitale. Ma per far ciò è indispensabile dar seguito alla realizzazione della banda ultralarga che riduca il gap infrastrutturale e crei condizioni più favorevoli allo sviluppo integrato delle infrastrutture di telecomunicazione fisse e mobili”, ha detto il deputato del Movimento Davide Serritella, deputato del MoVimento 5 Stelle Davide Serritella. “Serve impegnarsi in tal senso, monitorare il corretto utilizzo dei fondi stanziati, promuovere un apposito tavolo di coordinamento tra tutti gli operatori, individuare forme adeguate di coordinamento con le amministrazioni locali, adeguate garanzie non solo dal punto di vista concorrenziale ma anche dal punto di vista dei requisiti di sicurezza. Non possiamo più perdere tempo”.

Il Pd però non è allineato sulla questione e non ha gradito le esternazioni di Grillo in particolare sul ruolo di Open Fiber: “Le settimane alle nostre spalle hanno mostrato tutta l’importanza di avere una rete unica efficiente per contrastare il digital divide e dare ai cittadini e alle imprese del nostro Paese servizi sempre migliori – sottolinea il sottosegretario allo Sviluppo Economico Gian Paolo Manzella -.  Bene che la questione acceleri nell’agenda politica e di governo. Non penso però sia utile, in questo contesto e in questa fase, colpevolizzare qualcuno per i ritardi. Per come la vedo, se un’opera strategica come questa ha subito ritardi è perché i diversi stakeholders impegnati non hanno lavorato bene insieme. E forse perché dalla politica non è stato trasmesso a tutte le amministrazioni coinvolte il senso di essere parte attiva di una infrastruttura strategica per il Paese”.  E Marianna Madia, responsabile Innovazione del Pd aggiunge che “la banda ultra larga rappresenta una delle architetture fondamentali per la competitività del Paese e gli interessi di qualsiasi operatore privato non possono che essere secondari rispetto al bene comune. Per questo, il Governo e il Presidente Conte considerino che ogni nuova decisione deve essere ponderata e non può essere assunta senza una discussione adeguata o sulla base di qualche post su internet. Il Pd è pronto a capire come risolvere problemi ed accelerare la realizzazione di questa infrastruttura strategica per il Paese, tenendo conto della normativa europea”.

Sul piede di guerra la Lega che contesta il post di Grillo – ma anche le posizioni di 5Stelle e Pd – nella forma e nella sostanza: “Finalmente anche Grillo è uscito dal letargo e si è accorto che abbiamo un problema con il piano Bul. Non è difficile intuire da chi si sia fatto dettare l’intervento, colmo di strafalcioni tecnici ed economici. Speriamo si sia accorto di aver commissariato in un colpo solo il ministro allo Sviluppo economico, che non ha mai affidato le deleghe sulle Tlc a nessun sottosegretario, il ministro all’Innovazione e lo stesso Colao, dai cui Stati generali non è arrivato alcun segnale concreto – dice il deputato della Lega Massimiliano Capitanio -. Se siamo in queste condizioni le responsabilità, oltre che di Open Fiber, sono del Pd e del M5S, alleati di Renzi, che hanno avuto per anni le chiavi dell’innovazione e delle Tlc, relegandoci al fondo dell’indice Desi. Un suggerimento a Grillo: il problema non è fare una rete unica, ma come farla. La Lega ha le idee chiare: monitoraggio e federazione dell’esistente senza inutili duplicazioni, sinergia con la tecnologia fwa, più poteri alle regioni, semplificazione burocratica. Basta perdere tempo”.

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