Il Cdti di Roma, dopo il convegno organizzato il 13 giugno 2014, torna a fare il punto sulla situazione relativa alla partecipazione delle Pmi negli appalti pubblici. Più precisamente, l’evento del 10 giugno prossimo si pone l’obiettivo di valutare quali siano state le auspicate evoluzioni del rapporto tra le Pmi e gli appalti pubblici, approfondendo la riflessione in merito con le Pubbliche amministrazioni e le istituzioni politiche, per sollecitare un adeguamento nell’attuazione ed interpretazione delle norme esistenti, anche con una “moral suasion” da parte della PA, che permetta di superare concretamente e rapidamente le attuali difficoltà.
Il convegno del 10 giugno, che si terrà a Roma presso la Biblioteca Casanatense, Via di Sant’Ignazio, 52 (per iscrizioni segreteria@cdti.org) prevede una tavola rotonda nella quale sono previsti gli interventi di:
Luca Attias, Cio della Corte dei Conti
Francesco Castanò, Direttore Centrale per le Tecnologie dell’informazione e della Comunicazione dell’Istat
Pierluigi De Marinis, Direttore Centrale Sistemi Informativi e Impianti di Anas SpA
Sante Dotto, Direttore Progetti per la PA della Consip
Ferruccio Ferranti, Direttore Generale Csi Piemonte
Fabrizio Rauso, Direttore Centrale Mercati e Tecnologie della Sogei
Stefano Tomasini, Direttore Centrale per l’Organizzazione Digitale dell’Inail
E un momento di dibattito “politico” che vedrà la presenza di:
Ignazio Abrignani, Vice Presidente della X Commissione della Camera dei Deputati
Luigi Casero, Vice Ministro dell’Economia
Mattia Fantinati, Componente della X Commissione della Camera dei Deputati
Danilo Leodori, Presidente Consiglio Regionale del Lazio
Marta Leonori, Assessore Roma produttiva e Città Metropolitana
Riccardo Nencini, Vice Ministro Infrastrutture e Trasporti
L’incontro è promosso dal Club dei Dirigenti delle Tecnologie dell’Informazione (Cdti) di Roma, fondato a Roma il 13 novembre 1988, che come recita il suo statuto è “una associazione di persone, apolitica e senza fini di lucro, nata con lo scopo di contribuire allo sviluppo sociale, economico e industriale del Paese, tramite la promozione di un corretto uso delle tecnologie”.
Ha accolto nelle sue fila tanti protagonisti dello sviluppo dell’informatica e delle telecomunicazioni del mondo pubblico e privato della Capitale; questo primato conquistato con tenacia costituisce uno stimolo per tutti coloro che, raccogliendone l’eredità, sono fortemente impegnati perché il Cdti continui a svolgere la sua funzione, confermandosi un protagonista nel mondo Ict con una collocazione di forte indipendenza, grazie alla sua riconosciuta “terzietà”.
Il rinnovamento iniziato nel 2013 sta determinando un nuovo assetto, con una crescita molto importante, grazie ad numero di nuove adesioni molto rilevante; i Soci iscritti ad aprile 2015 hanno appena superato la soglia di 400 unità, sono poco più di 800 coloro che ne seguono le attività su Linkedin, e altrettanti quelli registrati sul sito del Club. Ciò a testimonianza di una volontà di partecipazione molto marcata da parte di professionisti, manager e imprenditori che con la loro scelta tributano un indubbio riconoscimento alla reputazione che il Club ha saputo costruirsi negli anni e alla qualità del lavoro svolto.
Questa nuova stagione molto probabilmente deriva anche dall’emergente bisogno delle classi dirigenti di assumere un impegno più diretto, in cui ognuno è disposto ad aggiungere alla propria dimensione lavorativa anche quella associativa, evidentemente nella convinzione che, per sostenere la ripresa di un Paese in gravi difficoltà, sia necessario un aumento degli sforzi di ciascuno.
Lo scenario è indubbiamente ed oggettivamente difficile. La situazione sociale è particolarmente delicata e richiede a tutti noi, in tutte le nostre possibili vesti di cittadini, dirigenti, lavoratori, imprenditori, professionisti, studiosi, genitori, ecc…, un forte impegno nella partecipazione attiva, il quadro istituzionale, fortemente sollecitato, è in procinto di essere ridisegnato, la recessione in atto non solo sta producendo gravi problemi da un punto di vista economico, ma sta soprattutto generando un inviluppo depressivo a livello individuale e collettivo, sia del singolo lavoratore sia delle aziende, la vita delle imprese in generale e di quelle del mondo Ict in particolare è estremamente dura e necessita di una migliore messa a fattor comune delle tante intelligenze di cui l’Italia è ricca per uscire da un avvitamento estremamente pericoloso.
In questo contesto il Cdti romano, grazie all’enorme giacimento di competenze, di esperienze tecniche, di cultura manageriale ed imprenditoriale di cui dispone, può convogliare grandi energie per dare un contributo che potrebbe essere prezioso per il superamento dell’attuale situazione di crisi. In un mondo pur caratterizzato da un forte addensamento di numerosi protagonisti (istituzioni, amministrazioni centrali e locali, enti pubblici, partiti, movimenti, associazioni datoriali e sindacali, università pubbliche e private, fondazioni, media, aziende, professionisti, lavoratori …) siamo convinti non solo che esista uno spazio per il Club, ma anche che esso, per le sue peculiarità, possa autorevolmente coprire un ruolo mancante e dare un apporto serio e concreto.
Il modello di intervento che il Cdti propone per l’impostazione di una fase di indispensabile ricostruzione poggia sulla cultura industriale delle donne e degli uomini che ne fanno parte. Le loro storie contribuiscono a dare una connotazione molto chiara alla proposizione programmatica del Club che poggia su pochi postulati ma molto chiari. L’Ict deve essere uno dei motori di cambiamento del Paese, più di quanto non lo sia stato fino ad ora, ma a condizione che: la domanda pubblica accresca la sua capacità di orientamento, indirizzo e sostegno dei nuovi investimenti per il vero rinnovamento del Paese, sia chiara la mappa dei fabbisogni primari del sistema produttivo e dei servizi, cui l’Ict può contribuire a dare una spinta efficace, l’utilizzo di tutti i fondi di finanziamento (europei, nazionali, regionali, provinciali, locali) sia fatto a tappeto e sia destinato ad attività realmente utili per la collettività e non per soddisfare aspettative singolari.
La dignità e la qualità del lavoro devono assumere una nuova centralità, uscendo dalla dimensione retorica per sciogliere tutti i nodi ancora esistenti per favorire concretamente: lo sviluppo dell’occupazione, l’adozione di interventi chiari sul costo del lavoro, il rafforzamento delle capacità produttive, l’aumento delle tutele delle componenti più deboli, un rigoroso ripristino delle regole, presupposto imprescindibile per ri-ordinare il sistema, partendo da: un loro rispetto “sacro”, a cominciare dalla puntualità nei pagamenti, una semplificazione delle procedure burocratiche in generale e dei bandi di gara in particolare, il divieto assoluto all’esistenza di cartelli, l’obbligo di riservare una quota alla partecipazione delle Pmi nelle gare (small business act) o quantomeno un recepimento delle raccomandazioni UE che sollecitano gli Stati membri a favorire l’inclusione delle Pmi nella partecipazione agli appalti, un ruolo delle imprese chiaro, per favorire: la concentrazione nel fare “industria”, la proiezione verso un ruolo “formativo”, l’inserimento strutturale delle nuove generazioni, un rinnovamento etico, per uscire dall’inviluppo di un’economia “tribale”.
Il Cdti si candida ad essere un soggetto organizzato per interagire con tutti gli stakeholder, per realizzare un confronto con tutte i diversi attori: incalzando il mondo della politica, per reclamare il ripristino di condizioni sane e trasparenti per lo sviluppo, collaborando con il mondo delle Università, luogo privilegiato della formazione dei giovani, per entrare in contatto diretto con i motori del futuro, adottando i giovani, mettendo loro a disposizione tutte le esperienze e le competenze accumulate negli anni in una funzione di mentoring, sostenendo il processo di crescita delle PMI, iniettando nelle loro organizzazioni una cultura imprenditoriale e manageriale acquisita in grandi organizzazioni, accompagnando il progetto di internalizzazione delle aziende operanti sul territorio, offrendo loro l’esperienza maturata all’estero o in grandi organizzazioni multinazionali, lavorando con le Istituzioni pubbliche, nel ruolo di facilitatori, per fertilizzare il terreno delle possibili collaborazioni.