TELCO PER L’ITALIA

Il ruolo strategico dell’Italia nel Mediterraneo: i progetti al via



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Cavi sottomarini, data center e torri di nuova generazione per supportare il forte aumento del traffico dati e la corsa dell’intelligenza artificiale. E per affrontare la sfida della sovranità tecnologica. Lo scenario delinato da Deloitte. Sparkle, Cellnex e Retelit protagonisti della rivoluzione

Pubblicato il 12 dic 2024



Tavola 1035

Un settore sempre più diviso tra sfide e opportunità: la tavola “Le sfide internazionali, i nuovi ‘pillar’ della competitività”, a Telco per l’Italia 2024, ricorda che il mondo delle telecomunicazioni si confronta da un lato con le difficoltà di ricavi e margini in Europa e dall’altro con il potenziale del consolidamento e delle nuove alleanze cross-settoriali. E mentre i progetti di espansione delle reti internazionali e l’adozione di innovazioni come l’AI ridisegnano confini e protagonisti, la crescita delle tower company offre lo spunto per ribadire un ingrediente chiave per il futuro: la necessità di collaborare per superare l’iper-regolamentazione, naturalmente con un occhio rivolto alla sostenibilità ambientale.

Colmegna, Deloitte: “Consolidamento lento, ma cruciale

Come evolve il mercato telco, media e technology? Claudio Colmegna, leader del settore Telecommunications, Media & Entertainment di Deloitte, prende spunto da un recente studio della società di consulenza per chiarire che “le tendenze a livello globale e Ue sono marcate, con difficoltà su ricavi e margini diffuse, fatte eccezione per il Far East”. Le aspettative inizialmente riposte nel lancio del 5G non sono state pienamente soddisfatte, “specialmente in Italia e in Europa, dove i tempi di deployment e le difficoltà negli investimenti risultano critici”.

“In tutti i recenti paper Ue, connettività e tlc sono centrali”, ha spiegato Colmegna, portando alla luce la necessità di strategie future efficaci. Tra queste, “il consolidamento, che è partito, ma in Europa ha ancora lentezza ad approvare deal”. Altro punto cruciale riguarda il mondo enterprise, che ha visto enormi benefici dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr): questo non solo ha aperto nuove opportunità per vendere servizi aggiuntivi, ma ha anche favorito “la creazione di ecosistemi di fornitura di servizi, utili per l’intero sistema Paese, con alleanze cross settoriali”.

Riguardo ai confini del settore tlc, Colmegna mette in chiaro il punto di vista Deloitte: “Sono anni che parliamo di trasbordo competenze in vari settori: ora il tempo è arrivato, bisogna sfruttare l’infrastruttura per creare nuovi servizi e nuove revenue”. L’impatto del consolidamento delle telecomunicazioni, in questo quadro, si concretizzerà solo con il tempo: “Si tratta di una parola che non ha ancora un vero risvolto pratico – ha spiegato Colmegna -: i veri effetti si manifesteranno solo negli anni a venire”, tenendo comunque presente che il settore è attualmente in grande fermento. Un punto chiave riguarda “il tema dell’accesso alle materie prime, che nelle ultime settimane, con le nuove elezioni Use, è al centro di nuovo di un clima di incertezza”. E mentre oggi l’Europa e l’Italia sono “uscite dalla crisi russa e si approvvigionano nel Nord Africa”, i grandi interrogativi del futuro vanno oltre: come regolare il prezzo dell’energia, come stoccarne la disponibilità, come sfruttare le fonti rinnovabili? Ma non solo: “Il Mediterraneo oggi è un’area in cui di investe molto – puntualizza ancora Colmegna -. Come lo proteggiamo da atti terroristici e dal punto di vista finanziario?”. Infine, un ultimo tema cruciale: i data center. “L’Italia, ma anche l’Europa, è al centro degli investimenti – conclude il leader del settore Telecommunications, Media & Entertainment di Deloitte – in questo settore in cui, uno tra i pochi, la domanda resta superiore all’offerta. Tutto il comparto tlc deve cogliere l’importanza di questo e mobilitarsi per sfruttare l’occasione”.

Bagnasco, Sparkle: “Espansione e innovazione le leve del futuro”

Facendo il punto sulle prossime sfide industriali per migliorare le performance e la tenuta delle reti internazionali, Enrico Bagnasco, amministratore delegato di Sparkle, ha preso le mosse dai dati: “I grafici ci danno conferme di una crescita al 25%-30%, dimostrando che ogni tre anni trasportiamo il doppio del traffico sulle nostre reti”, ha spiegato alla platea di Telco per l’Italia 2024. L’Europa si trova al centro di questo scenario, quale nodo cruciale nei grandi flussi verso Asia Pacific, Africa e Stati Uniti. “L’Europa ha pochi campioni nella realizzazione dei grandi backbone internazionali, tra cui noi”, ha affermato Bagnasco, indicando come driver di crescita “l’ondata di cloud e AI” che segue quella del broadband e dei video in alta definizione. “La costruzione di grandi hub di data center nel mondo sta configurando la geografia dei backbone”, ha aggiunto, sottolineando che il posizionamento di questi poli determinerà dove saranno realizzati i backbone mondiali.

Nel corso dell’anno Sparkle, che oggi opera attualmente su 46 cavi sottomarini nel mondo, ha posto l’attenzione su numerosi progetti chiave. “Stiamo lanciando progetti che rafforzano le aree in cui siamo già forti”, ha affermato Bagnasco, menzionando il progetto Blue & Raman Submarine Cable Systems, realizzato in partnership con Google e altri operatori. L’iniziativa è a metà del suo completamento, con la chiusura del collegamento fra l’Oman e Mumbai. Ma Sparkle sta anche espandendo la sua presenza unendo Nord e Sud America, considerata la seconda area di business più rilevante, e sta investendo nel Far East con il progetto Mumbai-Singapore, altra area in forte crescita. L’adozione di funzionalità Network as a service e l’introduzione di Api per il mondo B2B sono tra le innovazioni chiave. “Usiamo già AI per alleggerire il lavoro su task ripetitivi”, ha aggiunto Bagnasco, descrivendo come Sparkle stia implementando operazioni di zero touch grazie alla tecnologia AI che permette cambi release automatici di notte.

Zei, Cellnex: “Collaborazione per superare l’iper-regolamentazione

Gherardo Zei, Direttore generale delle legal e regulatory affairs di Cellnex, ha offerto alla platea di Telco per l’Italia una panoramica sull’evoluzione dello scenario mobile a livello internazionale, confermando che le tower company stanno registrando una crescita maggiore rispetto agli operatori tradizionali. Ma a livello globale non si può non notare che “ci sono Continenti in cui le cose vanno più velocemente che da noi”: nell’iper-regolamentazione, nel costo elevato delle licenze e nella mancanza di consolidamento si identificano le principali sfide per il settore europeo, il quale, nonostante sia un potenziale traino per la convergenza di tutti i settori digitalizzabili, viene invece di fatto “spremuto”. In altri Paesi – ha puntualizzato Zei -, questa situazione “è meno accentuata”. Tuttavia, l’Europa ha il vantaggio di condividere le stesse esigenze di sviluppo delle infrastrutture di rete: “È indispensabile che il sistema della rete continui a evolvere”, ha chiarito Zei, senza tuttavia nascondere che le istituzioni non hanno ancora sviluppato una piena percezione delle esigenze del comparto.

“Negli ultimi anni le towerco crescono più degli operatori”, ha ribadito Gherardo Zei, chiarendo che “queste società sono emerse per risolvere problemi degli operatori stessi, che durante la crisi del 2008/2009 cominciarono a condividere le torri per ottenere ritorni finanziari e creare economie di scala”. Cosa, dunque, si può fare di più? Zei evidenzia che la condivisione potrebbe evolvere verso tecnologie avanzate come il Ran sharing, l’Active sharing e i sistemi Das. Le migliori performance delle towerco non sono tuttavia un motivo di competizione, ma uno spunto per spingere verso una maggior collaborazione: “Abbiamo grande interesse che gli operatori continuino a crescere, perché di fatto è tutta una catena. Dobbiamo lavorare tutti insieme su altri fronti, come il risparmio energetico, almeno finché l’iperregolamentazione non sarà allentata”, ha chiarito Zei. “Li dobbiamo aiutare perché il nostro è un vero ecosistema”, ha concluso.

Zappi, Retelit: “B2B e sostenibilità le chiavi del successo

Mimmo Zappi, Chief Commercial Officer di Retelit, ha delineato la strategia vincente dell’azienda nel settore B2B. “La scelta di Retelit di focalizzarsi sul B2B è stata azzeccata”, ha affermato Zappi, sottolineando come mancasse un player così strutturato e diffuso in questo ambito. Questa focalizzazione ha premiato l’azienda, che si è posizionata come “campione su un mondo specifico, quello infrastrutturale”. Inizialmente, Retelit aveva l’ambizione di coprire l’intero stack Ict della catena, un piano ambizioso che si è evoluto nel tempo. “Nello scenario di consolidamento, di cui abbiamo bisogno in ottica di ritorno sugli investimenti e innovazione, abbiamo avviato un percorso con la ristrutturazione societaria e la fusione con BT Enìa”, ha spiegato, accennando anche a discussioni in corso con Sparkle per espandere ulteriormente la creazione di valore e fornire una prospettiva ancora più internazionale al mercato italiano. “Avremo una chiusura d’anno positiva, in linea con il budget e il piano pluriennale, avendo acquisito circa 8mila nuovi clienti nell’anno”, ha concluso Zappi.

Importante è anche la partita dei data center, con l’Italia che emerge come mercato strategico a livello internazionale vista la posizione al centro del Mediterraneo. “Su questo fronte occorre accelerare, e noi stiamo provando a farlo”, ha dichiarato Zappi, riferendosi ai 43mila km di fibra e ai 34 data center quasi pieni che Retelit gestisce. “Il Mediterraneo è un ambiente chiave, anche in termini di ‘brutti eventi’. Qui ci sono asset strategici per il business e per la sicurezza nazionale che vanno tutelati”, ha aggiunto. Ma sul piatto restano le sfide legate alla burocrazia, come le procedure amministrative per l’atterraggio di cavi sottomarini e la costruzione di data center: “La proposta di legge presentata dall’onorevole Pastorella in Parlamento (che mira a creare un quadro normativo chiaro e favorevole per il settore dei data center in Italia, facilitando l’attrazione di investimenti e la realizzazione di nuove infrastrutture, ndr) è importante in questo scenario e va guardata con attenzione”. Un’esigenza ancor più pressante se si considera l’impatto ambientale previsto: “Oggi i data center rappresentano il 2% delle emissioni globali, nel 2040 potrebbero arrivare al 14%”, ha puntualizzato Zappi, ricordando l’iniziativa Retelit-A2A per riutilizzare il calore prodotto dai data center per riscaldare l’hinterland milanese, evitando l’emissione di 3mila tonnellate di CO2. “Questa è una dimensione che dovremo sempre più considerare”, ha concluso, indicando che la sfida sarà tenere insieme sviluppo e sostenibilità.

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