Solo cinque candeline sulla torta, ma con un successo già da azienda “adulta”. L’amministratore delegato di Iliad, Benedetto Levi, sfodera con orgoglio i risultati raggiunti nella breve storia della telco che tanti, in molti contesti, hanno definito una “frontrunner” del mercato: superati i 10 milioni di utenti, leader nella crescita netta di utenti da 20 trimestri consecutivi, organico da 900 persone per un’età media di 36 anni. E soprattutto, come confermato da un’indagine Doxa, tasso di soddisfazione degli utenti pari al 99%. E la sfida, oggi, resta semplicemente quella “di restare giovani nell’approccio, di non fossilizzarci, rimanendo all’ascolto, aderenti alla realtà, e continuando a innovare”, chiarisce l’ad.
Possibile dunque che la crisi non sfiori la giovane società controllata dal gruppo francese fondato da Xavier Niel? Benedetto Levi non si nasconde dietro falsi ottimismi: “La crisi tange tutti – chiarisce con realismo -. Ma forse, ancor prima, dovremmo capirci su quel che intendiamo per ‘crisi’. Potremmo dire che esiste da tre anni: tra pandemia, l’inflazione, la guerra in Ucraina… in fondo possiamo ancora chiamarla ‘crisi’ o si tratta ormai di uno stato di fatto? Il punto cruciale è che questo contesto, fatto di tanti fattori, genera genera sfide importanti, dai costi dell’energia a un cambio globale di usi e consumi, e la chiave per vincerle è una sola: l’ascolto, restando vicini a persone, aziende e fornitori, per capire come stiano cambiando le esigenze dei consumatori. Serve quindi una quotidiana volontà di innovare e rimettersi in discussione, non inseguendo ma creando il futuro: queste sono le chiavi per affrontare questo momento di grandissimo cambiamento”.
Domanda forte sui servizi consumer
Per Iliad lo sguardo è dunque fortemente puntato al domani, tra mobile, fibra e ora l’offerta B2B. Naturale quindi chiedersi se quella domanda debole di cui molto si parla, non in linea con la disponibilità di infrastrutture e servizi, sia o meno un fattore di preoccupazione. “La domanda può essere considerata forte o debole a seconda dei punti di vista – spiega Benedetto Levi -. ‘Forte’ se pensiamo ai tanti servizi che abbiamo inaugurato, dal mobile consumer alla fibra consumer, sino al B2B, per i quali abbiamo visto una forte domanda ancor prima del lancio e poi una massiccia adozione. A livello di mercato, inoltre, bisogna tener presente che il consumo di dati aumenta in modo esponenziale, segno di una forte domanda che genera colossali necessità di investimento nelle reti”.
Ma serve ancora un “cambio di passo” per favorire la transizione
“Da un altro punto di vista, è vero – aggiunge Levi -: la domanda è debole, se parliamo di servizi innovativi che vengono costruiti sulle reti (penso a IoT o ai servizi basati su 5G e Ftth). Noi operatori costruiamo reti che sono delle vere e proprie “autostrade”: su di esse aziende e consumatori privati devono decidere di “viaggiare”, comprando le auto, imparando come usarle e scegliendo dove andare. Purtroppo in Italia siamo ancora molto indietro, soprattutto a livello di digital skill: per ottenere risultati importanti, dunque, i progetti di formazione, lo sviluppo di servizi innovativi e alcune iniziative come Impresa 4.0 o la Casa delle tecnologie emergenti sono certamente determinanti, ma serve ancora un cambio di passo per far sì che la transizione sia davvero più veloce, estesa e duratura”.