“Il tempo ci ha dato ragione. Continueremo sulla nostra strada e ancora più forti”: Benedetto Levi, Ad di iliad guarda al futuro con ambizione e ottimismo. E se è vero che “l’emergenza Coronavirus e la sua imprevedibile evoluzione non consentono ad oggi di fare previsioni certe per il futuro” è altrettanto vero, evidenzia il manager che “le esigenze degli italiani in termini di connettività e più in generale di comunicazione si sono fortemente evolute ed è ragionevole prevedere che questa sarà sempre più la direzione per il futuro”.
Levi, come è andata in questi mesi sul fronte del traffico voce e dati?
Abbiamo registrato un incremento del 20% su entrambi i segmenti, con ovvi aumenti nel mese di marzo. E picchi altissimi, soprattutto nel traffico voce, si sono registrati in particolare a seguito delle comunicazioni del governo sulle misure di lockdown ed economiche. Inoltre abbiamo assistito a un cambio dei flussi di chiamata al customer care: se in passato le chiamate si concentravano in pausa pranzo o all’uscita dal lavoro ora sono più spalmate nella giornata.
Siete arrivati alla soglia dei 6 milioni di clienti con un incremento di 525mila nel primo trimestre. È stato un andamento in linea con i mesi passati?
I numeri più importanti li abbiamo registrati a gennaio e febbraio. A marzo invece, c’è stato un rallentamento a causa del lockdown, che si è protratto anche ad aprile. Abbiamo chiuso tutti i nostri iliad Store sul territorio ma più in generale nei due mesi critici dell’emergenza sanitaria è diminuito il numero di italiani che ha cambiato operatore. Abbiamo comunque guadagnato la fiducia di più di mezzo milione di nuovi utenti. È difficile fare previsioni per il secondo trimestre, ma abbiamo riaperto tutti i nostri negozi – con tutte le misure di sicurezza – per una ripartenza che sarà sicuramente graduale. C’è da dire peraltro che le nostre Simbox non prevedono alcun contatto fisico e scambio di moneta o documentazione cartacea, e questo rende i nostri negozi particolarmente adatti a operare in sicurezza.
Veniamo alla rete: come procede la roadmap?
Stiamo procedendo bene. Abbiamo attivato 900 siti nei primi quattro mesi dell’anno pur con un rallentamento a marzo e aprile. Le attività non si sono fermate perché considerate essenziali anche da Dpcm e in particolate quelle di manutenzione e gestione ci hanno visto particolarmente impegnati a garanzia della piena operatività per i nostri utenti. Ma la filiera nel suo complesso ha faticato e ci sono state difficoltà anche sui tempi legati al rilascio dei permessi, come per tutti gli operatori di Tlc.
Le fake news sul 5G e Coronavirus hanno già sortito danni alle antenne e ordinanze da parte di molti Comuni. Anche voi siete stati colpiti?
Danni sulle antenne si sono verificati anche in passato. La questione credo sia più ampia e non connessa unicamente al 5G e alle fake news. Da un lato c’è grossa richiesta di connettività, dall’altro qualsiasi tipo di installazione deve passare per un iter complesso e fare i conti con limiti elettrosmog che sono i più stringenti d’Europa. Purtroppo le informazioni non arrivano adeguatamente ai cittadini e ai decisori. Credo che operatori di Tlc, istituzioni, comunità scientifica e media debbano unirsi per fare chiarezza sulle questioni.
La normativa attuale è coerente con l’esigenza di accelerazione nella posa di nuove infrastrutture?
Credo che sarebbe importante aggiornare la normativa e dunque andare molto al di là delle proposte di deroga in tempi di emergenza. È necessario intervenire con una regolamentazione semplificata. Il recepimento del Codice delle comunicazioni elettroniche potrebbe, ad esempio, rappresentare un’occasione importante per rivedere il quadro puntando su processi più rapidi, chiari ed omogenei. La volontà di investire da parte degli operatori di Tlc c’è. Bisogna semplificare.
Il vostro piano di investimenti subirà rallentamenti a causa degli impatti del Coronavirus?
Ci siamo impegnati a mettere in campo 3,4 miliardi di euro nello sviluppo della nostra infrastruttura che conta anche l’1,2 miliardi spesi per le frequenze 5G. È un piano ambizioso ed è confermato: puntiamo ad avere fra i 10mila e 12mila siti costruiti a fine 2024 e 5mila attivati alla fine del 2020.
I vostri competitor hanno optato per il network sharing. Voi lo escludete?
La nostra priorità oggi è lo sviluppo dell’infrastruttura, ma ciò non preclude eventuali partnership win-win. In futuro vedremo. L’accordo Tim-Vodafone prevede fra i rimedi, la messa a disposizione degli altri operatori di 4mila siti a cui guardiamo senz’altro con interesse. Può rappresentare un’opportunità e valuteremo se avrà senso coglierla.
E sulla rete fissa quali piani avete?
La situazione che si è verificata con il Coronavirus ha reso ancora più urgente l’esigenza di avere una connessione a casa di buona qualità. Per quest’anno la nostra priorità resta il mobile: stiamo rilegando con la fibra la stragrande maggioranza dei nostri siti per avere una rete davvero all’avanguardia e tarata sulle crescenti esigenze di banda. I feedback dei nostri utenti in termini di indicatori di soddisfazione sono altissimi proprio perché puntiamo sull’alta qualità del servizio combinata con un’offerta ad elevate quantità di Giga disponibili. Il tutto in trasparenza e semplicità. In questo siamo stati pionieri tant’è che anche le altre telco hanno progressivamente aumentato i Giga per i loro clienti. C’è anche una grande richiesta sul fisso da parte della nostra base di utenti mobili. In Italia, peraltro, lo sbarco sul mercato fisso non richiede grossi investimenti iniziali considerate le offerte wholesale da parte di Tim, Open Fiber e Fastweb. Posso dirle che, rispetto all’idea iniziale, ci stiamo avvicinando al lancio del fisso.
Quali iniziative avete lanciato a supporto dell’emergenza sanitaria?
Ci siamo sentiti in dovere da un lato di sostenere gli utenti che non avevano alta disponibilità di Giga poiché avevano optato per l’offerta Voce: a questi utenti, che sono soprattutto senior, abbiamo regalato 10 Giga al mese. Gli altri erano già in grado di poter beneficiare di elevate quantità di Giga. La maggior parte dei nostri utenti aveva dunque già un’offerta a prova di smartworking. Dall’altro lato, abbiamo puntato a sostenere il nostro ecosistema: la situazione che si è creata ha generato tensione a livello di liquidità e quindi abbiamo anticipato il pagamento delle fatture – circa 2mila fatture per alcune decine di milioni di euro – per immettere liquidità nella filiera sperando che anche i nostri partner potessero a loro volta anticipare i pagamenti ai loro fornitori. Abbiamo continuato durante il corso di tutta l’emergenza, non potendo fare previsioni, stiamo a vedere come evolve la situazione.